Robert (Leroy) Johnson : uccidere Satana


JohnsonStatuewww Hazlehurst
(continua)
Fantasticare sulla sua morte e’ sicuramente facile ed eccitante, soprattutto se ci si crogiola nella leggenda del patto col Diavolo. Tuttavia la realta’ e’ molto meno poetica e sicuramente piu’ amara e getta un’ombra oscura non tanto sulla sua persona, quanto sulla societa’ dell’epoca e sulle credenze popolari che a volte possono contribuire alla morte del singolo individuo.
Molti hanno messo bocca su quanto e’ accaduto in quel maledetto agosto del 1938.
Bet Thomas, una delle tante amanti vessate e picchiate da Johnson afferma che fu suo padre a ucciderlo sul ponte di Quito,vicino a Greenwood,,pugnalandolo alla schiena la sera del 13 agosto. Il padre sembra fosse stufo dei maltrattamenti subiti dalla figlia,che torno’ a casa tumefatta e sanguinante mentre Johnson se ne stava a suonare in uno dei locali sul fiume.

Che Thomas abbia partecipato all’assassinio dell’artista potrebbe essere in parte vero se diamo credito a cio’ che riportarono in seguito i suoi amici del cuore Sonny Boy Williamson e Honeboy Edwards riguardo il presunto avvelenamento per mano ” ignota”.
Tuttavia esistono anche due certificati medici contrastanti:il primo ci parla di morte per stricnina,l’altro di sifilide e polmonite.Entrambi concordano sul fatto che Johnson mori’dopo una lunga agonia e senza cure mediche . Come mai? Vediamo di ricostruire i fatti.

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Come precisato da Honeboy Edwards qualche anno dopo in un’intervista che ha fatto epoca,era con Johnson la sera del 13 agosto 1938. Insieme a Sonny Boy Williamson stavano suonando presso il Three Forks nei pressi di Greenwood e Johnson,come di solito,amoreggiava vistosamente con la donna del proprietario del locale.Intorno alle 22,00 gli fu messa in mano una pinta di wiskey ” gia’ aperta” e gli amici gli consigliarono di ” NON BERE PER PRUDENZA”(!?!) Johnson non ascolto’ e anzi quando portarono una seconda bottiglia aperta,bevve anche quella. Dopo un paio d’ore l’artista comincio’ ad avvertire nausea e a non sentirsi bene,ma il pubblico reclamava la sua presenza e continuo’ a suonare.Intorno alle 3 di notte Johnson era in pieno delirio e assalito da conati di vomito.Portato nella sua camera d’albergo in preda ad acuti dolori ” FU LASCIATO DA SOLO”senza chiamare il dottore ” POICHE’ NON C’ERANO SOLDI”. La mattina del 16 agosto Johnson mori’ ” ULULANDO COME UN CANE E STRISCIANDO SUL PAVIMENTO A QUATTRO ZAMPE GRIDANDO FRASI INCOMPRENSIBILI”.
Si sostenne l'”omicidio per avvelenamento” da parte di un amante geloso.Tuttavia NON FU MAI APERTA UN’INCHIESTA e il caso fu immediatamente archiviato.

Cio' che resta dell'insegna del THREE FORKS ,il locale nei pressi di Greenwood che si dice sia stato teatro dell'avvelenamento. Il locale fu poi abbattuto nel 1940.

Cio’ che resta dell’insegna del THREE FORKS ,il locale nei pressi di Greenwood che si dice sia stato teatro dell’avvelenamento. Il locale fu poi abbattuto nel 1940.

Ma lo stesso Edwards,in altre circostanze, aveva dato una versione un po’ diversa dei fatti: sembra che fosse arrivata una prima bottiglia stappata portata dal barista in persona e che Sonny Boy Williamson l’abbia fatta volutamente cadere per terra sussurrando a Robert: ” Non bere, e’ pericoloso!”.Ma poi e’ arrivata una seconda bottiglia,anche questa stappata, che Johnson non ha potuto rifiutare. Sembrano particolari banali ma non e’ affatto cosi’.
Per i suonatori ambulanti e per i Bluesman in particolare,la vita era sempre legata a un filo. A dispetto di quanto si possa credere il musicista ambulante era visto come ” barbone e mendicante” ed era tollerato solo se bravo nell’intrattenimento. Non dovete credere che Robert Johnson e la sua band portassero nei locali, come si usa oggi,la ” propria musica inedita”. Il blues era ancora ” musica di setta, maledetta e oscura” e il fatto che Johnson avesse registrato dei dischi non cambiava affatto la sua posizione nei rurali paesini del sud del Mississippi. Anzi,molti NON SAPEVANO AFFATTO che Johnson avesse inciso addirittura per la VOCALION. Cio’ che potevano apprezzare di un musicista del genere era la capacita’ ” di intrattenimento” degli avventori del locale,che in genere chiedevano ballate popolari e musica Country. La maggior parte di loro NON GRADIVA AFFATTO il Blues,che comunque costituiva il 10% del repertorio di Johnson.
Di lui si sapeva cio’ che si diceva in giro e che,in fin dei conti, egli stesso suggeriva: che era un violento,un donnaiolo,un bevitore e che aveva venduto la sua anima al demonio per suonare bene la chitarra. Nulla di nuovo sotto il cielo: per la massa OGNI BLUESMAN era cosi’.
Come Alan Lomax,il piu’ grande ricercatore al mondo sulla musica folk Americana degli inizi secolo ricorda, ” ogni musicista laico Afro-Americano era a parere di se stesso e dei suoi coetanei un FIGLIO DEL DIAVOLO,una conseguenza del peccaminoso abbraccio tra la tradizione Afro e la danza Europea portate all’estremo”.

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I Bluesman erano tutt’altro che sprovveduti: giravano per il mondo in condizioni difficili,vivevano mendicando un soldo per la loro musica e il loro stile di vita, simile a quello degli altri disperati del periodo,neri bianchi Indiani o Messicani che fossero,li poneva ai margini della societa’.Spesso erano coinvolti in risse all’ultimo sangue,in linciaggi pubblici,in ostracismi da parte delle organizzazioni religiose. Malvisti dalla gente ” perbene” erano spesso oggetto di maltrattamenti da parte delle forze dell’Ordine e non pochi morivano tra le loro mani. In definitiva il ” Rambler ” dell’epoca era una specie di fuorilegge che viveva denunciando a testa alta le mancanze dello Stato e combattendo con l’integrazione forzata nelle pieghe di una societa’ discriminante e spesso schiava di se stessa.La sua possibilita’ di sopravvivenza risiedeva tutta nella capacita’ di comprendere le situazioni,avvertire i minimi segnali d’allarme e,nel caso, mettersi in salvo.
Robert Johnson e i suoi suonavano gia’ da tre giorni al Three Forks e le bottiglie stappate e scolate senza precauzioni erano all’ordine del giorno,in locali puzzolenti e ordinari come quello dove il MOONSHINE,cioe’ l’alcool fatto in casa,scorreva a fiumi.. COSA allora attiro’ l’attenzione di Sonny Boy Williamson nei confronti della famosa pinta di Whiskey?.

Ecco una fabbricazione casalinga di Moonshine nell'America 1936. Il termine nasce dal fatto che il whiskey,nell'epoca del proibizionismo,veniva fabbricato " alla sola luce della luna" per non attirare la polizia.

Ecco una fabbricazione casalinga di Moonshine nell’America 1936. Il termine nasce dal fatto che il whiskey,nell’epoca del proibizionismo,veniva fabbricato ” alla sola luce della luna” per non attirare la polizia.

Patrizia%20Barrera

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Come succede anche oggi spesso i malintenzionati comunicano con piccoli codici,ammiccamenti,strizzatine d’occhi e cenni del capo; e’ molto probabile che Johnson sia stato avvelenato e che i Bluesman,lui compreso, se ne siano accorti.D’altra parte rifiutare una bottiglia offerta e portata al tavolo dal gestore in persona e’ segno,ieri come oggi, di sfida o di disprezzo. Con ogni probabilita’ se Johnson non avesse accettato la seconda bottiglia si sarebbe scatenata una furiosa rissa e forse egli non sarebbe stato l’unico a morire; cio’ spiega perche’ Williamson abbia fatto cadere ” involontariamente la prima bottiglia” nel tentativo di comunicare agli eventuali sicari che ” avevano capito” e che magari se ne sarebbero anche andati. Tuttavia l’arrivo della seconda pinta chiarisce che la morte di Johnson era gia’ decisa,quindi inevitabile. I motivi stanno tutti nell’ambiente esterno che soggiace e magari appoggia questa ” giustizia privata”,forse da parte di un marito geloso o di un padre affranto per le violenze subite dalla propria figlia: questo non lo sapremo mai ed e’ anche irrilevante ai fini dell’intera vicenda.
Johnson bevve con disprezzo e alterigia scandendo le famose parole ” Come potrei rimandare indietro una bottiglia di whiskey?” Tutti sanno che sta bevendo la propria morte.
Edwards e’ comunque una miniera d’oro di informazioni,anche se non tutte immediatamente comprensibili. Sempre nell’ambito della famosa intervista appare come un uomo legato ancora ai codici del suo tempo,quelli che proibiscono di parlar troppo e passare per spia. Sicuramente sapeva molto piu’ di quanto ha detto quando ha buttato li’,come per caso, che ” Forse Robert era stato vittima del passagreen e che la sua morte poteva essere imputata a quello”. Un termine che negli anni ’70 era un po’ in disuso e anche fuorviante.
Il Passagreen infatti era un veleno estratto dalla naftalina allo stato grezzo e molto diffuso nei boschi del Mississippi agli injzi degli anni ’20. Veniva utilizzato comunemente come veleno per i topi, ma benche’ fosse inodore e insapore tuttavia nasconderlo negli alimenti era abbastanza difficile per via del leggero colore e dei residui che lasciava in bocca. Inoltre per uccidere un uomo ne erano necessarie quantita’ ingenti ( cosi’ come per la stricnina. Sembra cadere cosi’ anche questa ipotesi) Infine nei soggetti di razza nera procurava forti dolori e anemia emolitica ma raramente portava alla morte. La cosa interessante e’ che il passagreen fosse presente nelle ” magie voodoo”; o meglio,nella ” medicina voodoo” che spesso utilizzava piccole quantita’ di questa sostanza per debellare alcuni stati acuti di origine infiammatoria. Impossibile che Edwards non ne fosse a conoscenza eppure,stringendosi la parola tra i denti,la pronuncia ben due volte. Cosa voleva dire?

E questa e' la classica pinta di whiskey che veniva distribuita nei locali in riva al Mississippi tra gli anni '30/40 .Come vedete anche l'imbottigliamento e' fatto a mano e il tappo era applicato semplicemente e rozzamente.

E questa e’ la classica pinta di whiskey che veniva distribuita nei locali in riva al Mississippi tra gli anni ’30/40 .Come vedete anche l’imbottigliamento e’ fatto a mano e il tappo era applicato semplicemente e rozzamente.

E’ molto probabile che intendesse PARIS GREEN,una sostanza a base di arsenico conosciutissima nella zona ,di cui voglio narrarvi la macabra storia.
Furono due chimici Tedeschi a Schweinfurt,nel 1814,a creare questo bellissimo pigmento verde smeraldo di cui si innamorarono immediatamente Pittori,Stilisti e Tintori. Peccato che fosse realizzato con Arsenico e Verderame! Il nuovo miscuglio fu immediatamente commercializzato e adottato praticamente in TUTTI i rami dell’industria. Il Verde di Parigi brillo’ nelle carte da parato, nei vestiti delle donne alla moda,come vernice nei giocattoli per bambini e-pensate!- perfino nell’industria dolciaria dove le bellissime foglie di zucchero verde appoggiate sulle torte glassate iniziarono a mietere vittime. La tossicita’ dell’Arsenico era volutamente ignorata,tanto piu’ che esistevano gia’ dal 1812 altre sostanze arsenicali di comune utilizzo che sembravano innocue. Nel 1820 l’intera Europa era colorata di verde:saponi,dolciumi,paralumi e abiti,prodotti farmaceutici,insetticidi,alimenti per l’agricoltura,carta stampata,ceramica e carta da parato…sfoggiavano il luminoso colore assetato di vittime.

Un bellissimo quadro di Cezanne,che adorava particolarmente il Paris Green .

Un bellissimo quadro di Cezanne,che adorava particolarmente il Paris Green .

Fu solo nel 1822 ,in seguito a strani malori che conducevano alla morte, che la natura velenosa del pigmento fu messa in luce. Ma come togliere dal mercato un prodotto che arricchiva un po’ tutti? Fu quindi utilizzato uno schiarente che, insieme al cambio del nome,doveva placare gli animi. Alla nuova sostanza fu affibbiato il delicato nomignolo di Verde Pappagallo ma ,la sua indole assassina non cambio’. Fu poi un funesto fatto di cronaca a porla all’attenzione dell’Inghilterra Vittoriana.Accadde che nel 1850 fu indetto un grande banchetto in onore del reggimento Irlandese a Londra. Qui tutti gli ospiti e le loro famiglie rimasero avvelenati dai famosi fiori di zucchero, ma anche dalle esalazioni delle carte da parato e perfino dai bellissimi fiori artificiali usati per abbellire i lussuosi tavoli. Il Verde Pappagallo fu bandito..ma i produttori fecero orecchie da mercante e,come al solito, preferirono cambiargli nuovamente nome piuttosto che ingredienti. Il nuovo Verde di Scheele rimpiazzo’ il Verde Pappagallo e fu solo nel 1860 che riapparve nella cronaca,grazie ad una pubblicazione medica di un certo Dottor W. Fraser,che avverti’ la popolazione del pericolo . Ma non successe nulla. Nel 1870 l’Inghilterra era la prima produttrice e consumatrice mondiale del bellissimo colore, che esportava allegramente anche in America. Qui il prodotto attiro’ l’attenzione per la sua potente carica insetticida nei confronti della dorifera della patata,poi per il controllo della carpocapsa nella mela e infine per la sua aggressivita’ nei confronti della zanzara malarica e per lo sterminio delle falene.

Manifestino pubblicitario del piu' famoso insetticida a base di arsenico,in cui il famoso Paris Green appariva come elemento principale.

Manifestino pubblicitario del piu’ famoso insetticida a base di arsenico,in cui il famoso Paris Green appariva come elemento principale.

Insomma,divenne cosi’ popolare che tra il 1930 e il 1940 in America tutti gli agricoltori si preparavano in casa il loro bel colore verde assassino,mischiando sali solubili di piombo con arseniato di sodio. Per morire non c’era che l’imbarazzo della scelta: bastava respirarlo,ingerirlo,toccarlo. E,per un tocco di macabro in piu’,si poteva anche assimilarlo con la frutta e la verdura del proprio campo,per morire beati e contenti nell’illusione di coltivare roba fresca.
Fu solo nel 1960 -finalmente!- che il mondo dichiaro’ illegale la produzione e la vendita del pigmento che , a conti fatti, pare essere stato responsabile di alcune morti illustri ,come Jane Austen;Cezanne e Napoleone!
La pericolosita’ di ingerire questo tipo di arsenico,nell’America rurale del 1938,era perfettamente conosciuta e ..utilizzata per la cosiddetta ” Giustizia da cortile”,cioe’ quella privata. D’altra parte il prodotto si prestava brillantemente allo scopo: si poteva fabbricarlo da soli,ci metteva un paio di giorni per uccidere,era incolore inodore e insapore e non aveva alcun antidoto.
I giornali erano pieni di riferimenti a suicidi-omicidi che presentavano la sua firma. Le ” modalita’” dell’agonia poi erano inconfondibili:dapprima malessere,vomito e confusione mentale. Poi dolori atroci, emorragia inarrestabile e urla incomprensibili. Infine l’elemento chiave: nello stadio terminale la vittima emetteva un feroce ululato e in genere cadeva a terra strisciando a pancia in giu’ fino alla inevitabile morte. Non vi sembra il ritratto della morte di Robert Johnson, almeno a sentire le dichiarazioni dei testimoni oculari che potrete trovare ovunque sul web.?Quindi la probabilita’ che Edwards abbia voluto indicare come causa della morte di Robert Johnson il Paris Green e NON il Passagreen e’ molto alta. C’e’ da chiedersi PERCHE’ la storpiatura del nome;cos’altro voleva intendere il vecchio Bluesman?

Abiti per le signore dell'alta societa' in Inghilterra, 1830. Il Paris Green infiammo' la moda Europea ma gli abiti rilasciavano gradualmente sulla pelle piccole quantita' di arsenico,che venivano assorbite e conducevano alla morte nel giro di pochi mesi.

Abiti per le signore dell’alta societa’ in Inghilterra, 1830. Il Paris Green infiammo’ la moda Europea ma gli abiti rilasciavano gradualmente sulla pelle piccole quantita’ di arsenico,che venivano assorbite e conducevano alla morte nel giro di pochi mesi.

Forse la CAUSA reale dell’avvelenamento dell’amico non sta solo nella mano ignota che ha versato il veleno nella bottiglia ma anche e soprattutto nella leggenda di dannato che aleggiava intorno a Johnson, nei testi delle sue canzoni e nel suo stile di vita. IL riferimento ad un medicamento ( Il passagreen) utilizzato nella medicina voodoo e’ casuale o voluto?
Edwards voleva forse affermare implicitamente che se Johnson non avesse alimentato la storia del patto col diavolo, se non avesse urlato il suo essere dannato, se non avesse fatto chiaro riferimento ai rituali tipici della magia Afro su cui poggiava gran parte della tradizione Blues..magari non sarebbe morto in quel modo. Per uccidere un uomo con tale premeditazione , nelle comunita’ rurali del Mississippi, la gelosia o il rancore non erano sufficienti. La violenza era un male comune e picchiare le donne quasi normale. I Ramblers scomodi “scomparivano ” molto facilmente,pugnalati o ammazzati di botte in strade solitarie e seppelliti nel fiume,,e nessuno apriva un’inchiesta per loro.

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Invece versare del veleno in una bottiglia in un locale pubblico e’ sicuramente rischioso: in genere le giustizie sommarie avvenivano tra le mura domestiche o comunque in situazioni ben definite.
In pratica: il gioco valeva la candela? Forse SI,se l’omicidio avesse voluto rivestire un significato NON personale ma SIMBOLICO.
Intendiamoci, il problema NON E’ il Blues:bene o male le comunita’ Afro-Americane erano “abituate” ” alla musica maledetta, che nel sud prosperava nei bordelli quanto nelle sale da ballo,coi suoi folkloristici richiami al sesso, all’alcool e al vagabondaggio. Benche’ le comunita’ religiose l’avessero bandita creando una netta separazione tra la Musica di Dio ( prima gli spirituals e poi il Gospel) e quella del Diavolo ( il Blues) le mescolanze tra le due musiche erano frequenti , da un lato come dall’altro. Ho gia’ evidenziato come sia Charlie Patton che Blind Lemon Jefferson avessero composto e inciso spirituals densi di sentimento ma poco si fa caso al fatto che moltissimi esponenti piu’ o meno famosi della Casa di Dio suonassero il blues in privato.

Thomas Dorsey,il " Padre della moderna musica Gospel" quando ispirava Ma' Rainey e i suoi Blues nei ruggenti anni'20.

Thomas Dorsey,il ” Padre della moderna musica Gospel” quando ispirava Ma’ Rainey e i suoi Blues nei ruggenti anni’20.

Cominciamo proprio da Skip James, che ispirera’ Johnson nelle sue canzoni, e che il sabato sera si esibiva nei locali malfamati con il blues e la domenica mattina ruggiva ai fedeli sermoni agghiaccianti sulla ” buona condotta” .. E che dire dello stesso THOMAS DORSEY ,colui che invento’ il Gospel? Negli anni ’20 accompagnava MA’ Rainey nei suoi teatrini assatanati componendo per lei ” Take my Hand my precious Lord”. Per non parlare del dannato Tommy Johnson, ” Figlio del Diavolo D.O.C.” che ha continuato a scorrazzare liberamente per tutto il Mississippi cantando ” mi bevo la benzina e il Signore mi uccidera’,ma dannatevi tutti come me” !
CHE COSA nella musica di Robert Johnson puo’ aver stimolato a compiere un gesto efferato che ha l’aria di un sacrificio di “purificazione ” ?
(continua)
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E ora godetevi tutta discografia di Robert Johnson!

E se volete respirare l’atmosfera degli ultimi giorni di Robert Johnson allora rilassatevi davanti a questo cortometraggio ( un po’ romanzato) sulla vita e sulla morte del grande artista!

Noi ci vediamo con l’ultima puntata dedicata alla musica di Robert Johnson: riusciro’ a svelarvi il mistero della sua morte? A presto!

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