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Negli anni che intercorsero tra l’ omicidio di Guerin e quello del Capitano David Hennessy jr ,James D. Houston aveva fatto strada: divenuto sceriffo nel 1871 e poi elevato al rango di Esattore capo per il quinto Distretto di New Orleans era divenuto quasi un simbolo di restaurazione dei vecchi ideali Vittoriani e razzisti, e ritenuto un modello per i nostalgici esponenti della crema dell’ Aristocrazia locale. Aveva il grilletto facile e sputava facilmente sui neri e su quegli straccioni degli immigrati Italiani, che per lui erano tutti mafiosi. Tale comportamento, piuttosto che declassarlo davanti all’ opinione pubblica, ne aveva fatto quasi un eroe, osannato dai vecchi Confederati e dai nobili decaduti, che si erano visti soffiare dalla Guerra di Secessione gran parte delle loro proprietà e privilegi. La sua fama era al culmine ed era tanto stimato che, nel 1883, non solo riuscì a farla franca dopo aver ammazzato il Capo della Polizia del suo Dipartimento ma addirittura questo omicidio rappresentò il trampolino di lancio in una vita di fama e ricchezza, complice il periodo di grande destabilizzazione politica e sociale .
Subito dopo la fine della Guerra di secessione e fino alla fine degli anni ’20 la Louisiana e in particolare l’ area di New Orleans, era una vera polveriera in grado di saltare per una minima scintilla. Soprattutto in periodo di elezioni bande di sobillatori al servizio di questo o quel candidato usavano minacciare fino dentro le proprie case i possibili elettori, spingendosi quasi davanti alle urne ed esponendo in bella vista armi contundenti e pistole. Ciò non solo riduceva enormemente l’ affluenza alle urne ma generava scontri armati alla luce del sole tra gli scagnozzi di questa o di quella fazione. Era quindi necessario, per i candidati, circondarsi di una vera e propria Forza Armata che li difendesse dalle teste calde e che soprattutto rappresentasse uno scudo per i loro elettori. Houston , con il suo passato da poliziotto, fu quindi assoldato dal candidato Samuel D. McEnery perché gli coprisse le spalle durante tutta la campagna politica.
IL 14 dicembre 1883, inspiegabilmente e in corso di elezioni, ci fu una sparatoria proprio davanti al Municipio, dove si stavano raccogliendo i votanti. Non è chiaro come siano andate le cose ma sembra che in seguito ad un tafferuglio tra esponenti di fazioni rivali qualcuno abbia impugnato una pistola e che l’ ardimentoso Houston si sentisse quasi autorizzato a sparare a raffica tra la folla piuttosto che a cercare di riportare l’ ordine. Quando il fuoco cessò per terra rimasero colpite a morte varie persone, una delle quali era l’ amatissimo e integerrimo Capo della Polizia Michael J. Fortier oltre al deputato Eugene Masson, diretto rivale di Samuel D. McEnery. Per tutti fu palese che ci fosse premeditazione da parte di Houston nel far fuori Masson. Non era ancora chiaro il coinvolgimento di Fortier nell’ oscura faccenda, ma il Capitano era conosciuto come una persona tutta d’un pezzo, inattaccabile e incorruttibile, quindi è probabile che sia stato chiesto ad Houston precedentemente di avvicinarlo per “ chiudere un occhio “ sulle manovre di convincimento sui votanti in fase elettorale e che Fortier si sia rivelato un osso troppo duro e inscalfibile. La sua morte era quindi auspicabile. Comunque sia Houston fu arrestato, anche perché il fatto si era svolto davanti a numerosi testimoni oculari. Il processo andò avanti per un po’ma non concluse nulla. Quando infine il Sindaco di New Orleans Joseph Shakspeare entrò occultamente ma decisamente in gioco il processo finì con l’ assoluzione piena di Houston riguardo a ciò che venne definito come un “ tragico incidente “. I legami di Houston con la politica si fecero ancora più stretti l’ anno successivo, quando il Deputato John Kelly lo invitò a parlare alla Convenzione Democratica dello stato dell’ Ohio. Houston fece sfoggio della sua migliore parlantina e promise di creare nella propria città, New Orleans, un’ Associazione Democratica Giovanile, cosa che poi fece. Nel decennio che seguì il suo attivismo nel Partito Democratico ne consolidò il giro d’affari nella città, fino quasi a concedergli un vero monopolio sul traffico import-export al Porto, in netta rivalità con l’ attività prima di Macheca e poi degli Stuppagghieri. Houston divenne il portavoce di una società reazionaria e razzista, impregnata di criminalità e affari sporchi nascosta dietro una facciata moralista e perbenista. Un vero specchio dei tempi, l’ incarnazione vivente di un’ America entusiasta della propria natura superiore Ariana, chiusa in se stessa e acerrima nemica degli immigrati, in special modo se Italiani. Costoro rappresentavano una vera spina nel fianco per la società ” bene “ di New Orleans: erano scuri di pelle come i negri, sporchi e animaleschi. Tuttavia per la Legge Americana erano classificabili come “ mezzi bianchi “ e quindi godevano di numerose libertà che ai negri erano precluse, come quella di aprire attività commerciali autonome e fiorenti , in grado di entrare in dichiarata competizione con quelle gestite dai “ puri Americani”. Nel 1890 gli Italiani erano proprietari di più di 3000 imprese all’ ingrosso o al dettaglio al Porto, e in pratica l’ intera città di New Orleans dipendeva dal commercio delle derrate fresche e succulente che arrivavano dalla Sicilia.

James D. Houston non amava apparire in prima persona, dunque è difficile reperire immagini ufficiali di lui. Ecco però un bel trafiletto del New Orleans magazine dell’ epoca in cui viene descritto come uomo integerrimo, grande imprenditore e personalità di spicco della città.
La mafia controllava queste attività e le gestiva con la complicità oscura della Polizia e dei Partiti Politici locali, che incassavano grosse fette dai guadagni , e si parlava di centinaia di migliaia di dollari. Per i businessman rampanti come Houston la mafia rappresentava un vero ostacolo, un potere a cui era necessario sottomettersi e piegarsi e che interferiva con la sua ambizione espansionistica al Porto di New Orleans, che accoglieva circa la metà dei prodotti esteri che arrivavano in America. Per spazzarla via e sostituirsi ad essa era necessario un pretesto efficace e violento, ma tale da figurare come un atto necessario per la salvaguardia del bene collettivo e dell’ incolumità nazionale. L’ occasione gli si presenterà nel 1891, quando divenne l’ ispiratore e l’ esecutore materiale del linciaggio degli Italiani.
Ma in tutta questa faccenda c’è un’ altra persona che ricoprirà un ruolo chiave nel massacro, divenendo l’ altra metà di Houston, quella dichiarata e aperta e che si assumerà di petto non solo la responsabilità ma anche l’ “ onore “ del linciaggio : sto parlando del Sindaco di New Orleans, il già nomato Joseph Shakspeare.
Per farvi capire il soggetto, Shakspeare era diventato Sindaco nel 1880 dopo aver accettato di militare nelle fila della Regolare Organizzazione Democratica ( The Ring), una coalizione di Riformatori che si era formata già subito dopo la Guerra di Secessione, il cui fine ultimo era la restaurazione dei vecchi ideali Vittoriani e razzisti in pieno conflitto con quelli Repubblicani. Era una coalizione molto violenta, collusa con la mafia e invischiata in grossi scandali e una forza contrastata già all’ interno del Partito Democratico che spesso ne prendeva le distanze , ma che tuttavia grazie ad essa riuscì a tornare al potere già nel 1877..
E’ inutile dire che il primo atto restaurativo del Partito Democratico fu quello di emanare le tristemente famose Leggi Jim Crow, decurtare gli Afro-Americani del potere elettivo e stimolare tutti i peggiori sentimenti razzisti Americani .
Sulla scia dei principi Democratici Shakspeare commissionò un monumento alla eroica figura del Generale Lee, il cui ricordo nei veterani Confederati era ancora vivido e puro, come anche la sua profonda convinzione che “ la schiavitù, benchè da aborrire per i bianchi, era tuttavia auspicabile per i neri, inferiori per nascita, che ne sarebbero stati sicuramente beneficiati nell’ anima e nella mente “.
Più discutibile l’ altro monumento che fece erigere, quello commemorativo del Battle of Liberty Place, evento in cui, subito dopo la guerra di secessione, una massa di infervorati Confederati profondamente convinti della supremazia dei bianchi e in qualche modo legati al Ku Klux Klan, cercarono di rovesciare il governo Repubblicano della città combattendo sia contro la Polizia locale che contro le truppe Federali. Insomma, lavorò sulla testa della gente per tutto il primo mandato sfidando minacce e lotte intestine tra le due coalizioni nel seno del Partito Democratico: per questo alla fine del suo mandato lasciò il passo a William J. Behan, il candidato della coalizione Democratica avversa che, tanto per nota, era stato proprio l’ ideatore della Crescent City White League e responsabile della Battle of Liberty Place.

Ecco il Sindaco Joseph Shakespeare all’ epoca dei fatti.
Ma fu una mossa subdola, che mirava semplicemente a spargere fumo e tenere buoni i suoi avversari politici mentre lui nell’ ombra stringeva rapporti di interessi e di potere. Infatti solo due anni dopo, sostenuto dalla forza economica del RING, riuscì a buttar fuori Behan con l’ espediente tanto caro ai politici dei “ voti comprati “ alla precedente elezione. Sputtanò tanto bene il Sindaco in carica che non faticò a riportare gli elettori alle urne, dove stravinse con 23.313 voti contro i 15.635 del Giudice Robert C. Davey, altro potentissimo candidato dell’ Anello. Per farsi bello con la cittadinanza e consolidare il suo potere dette il via a numerose opere urbane importanti, come il miglioramento del manto stradale, l’ introduzione dell’ illuminazione elettrica nelle strade principali della città, e favorì la diffusione delle automobili come mezzo privilegiato di spostamento. Rinnovò Il Corpo dei Vigili del Fuoco, dotandolo di strumentazione nuova e sofisticata, e ridusse enormemente il debito pubblico della città. Ma nel contempo elevò il mandato di Sindaco da due a quattro anni, legalizzò il gioco d’ azzardo e istituzionalizzò i bordelli, esigendo forti tasse da tali attività. Rafforzò la Polizia della Città e intensificò i controlli al Porto, mentre nel contempo costruiva nuove prigioni in Tulane Avenue legalizzando la richiesta dei proprietari terrieri e degli uomini d’affari di servirsi della manodopera dei carcerati, previo pagamento di tasse comunali. Infine nel 1890 fu lui a nominare David Hennessy , che non nascondeva i suoi legami con la mafia portuale, come nuovo Capo della Polizia.
Houston e Shakspeare: questi dunque gli ideatori e i sobillatori del linciaggio di New Orleans. Entrambi lavorarono per anni per costruirsi un’ immagine rispettabile mentre, nel contempo, condizionavano il sentimento popolare facendo leva sui radicati sentimenti razzisti e classisti.
Il primo tramava nell’ ombra consolidando quell’ enorme potere economico e quella fitta rete di affari che avrebbero rappresentato il motore portante per una radicale trasformazione della città; l’ altro utilizzava la Legge e le Istituzioni , il che avrebbe conferito a qualsiasi atto violento ai danni di una invisa minoranza etnica un’ immagine assolutamente legale e anzi preventiva di danni futuri a scapito della cittadinanza. Tutto era pronto. Ora necessitava una piccola scintilla per generare un devastante incendio.
E la scintilla, prontamente, scoppiò.
Il pretesto ufficiale del linciaggio,che seguì l’ omicidio di Hennessy, fu offerto proprio dalla faida tra i Provenzano e Macheca riguardo il monopolio dell’ importazione della frutta al Porto di New Orleans. Questo accadeva già nel 1886 quando Macheca rimosse il contratto con i Provenzano e lo assegnò ad un clan rivale, diretto da Tony e Charles Matranga. Tra alti e bassi e una quantità di omicidi nel 1890 Tony Matranga, insieme alle sue guardie del corpo, cadde vittima di un’ imboscata della quale furono accusati, senza alcuna prova indiziaria, proprio i Provenzano che.,in sede di giudizio, furono tuttavia dichiarati estranei ai fatti. Al loro posto il Giudice chiamò invece in in giudizio i Matranga, si suppone per alcune prove schiaccianti contro di loro proprio fornite da Hennessy. All’ indomani del suo omicidio, , pochi mesi dopo, la Stampa prima e dalla Pubblica Accusa poi gridarono alla ritorsione e fecero un gran can can sull coraggio della vittima la quale, sprezzante del pericolo a cui andava incontro , aveva messo a repentaglio la sua vita per ristabilire l’Ordine e la Verità. Chiaramente si tacque sul fatto che Hennessy, insieme con i Provenzano, era proprietario e gestiva l’ intero quartiere a luci rosse del Porto e che quindi a egli veva agito per interesse e non certo per l’ etica professionale. Ma tant’è: per l’ opinione pubblica Macheca era un mafioso ed Hennessy un Tutore della Legge. E’ molto probabile che alla radice dell’ omicidio di Hennessy ci fu ben altro che una regolazione di conti. Poteri molto più occulti stavano tramando nell’ ombra e in ballo c’erano milioni di dollari che, con l’ aiuto delle Forze Politiche e della pecoraggine della cittadinanza , sarebbero entrati senza colpo ferire nelle tasche di pochi, pochissimi personaggi dalla facciata integerrima e nazionalista. Non era per questo che per anni avevano rimestato nella testa della gente infarcendola di ideali ariani , agendo per prenderla per fame e stimolando in essa gli Americanissimi sentimenti di odio e di razzismo nei confronti degli immigrati “ladri di lavoro e di potere che in più avevano portato in loco la mafia? “ Ora era il momento di raccogliere i frutti. Diciannove persone sarebbero state immolate, centinaia sarebbero state ferite, perseguitate e infine eliminate e la faccia di un’ intera nazione sarebbe stata scossa e mutata da quella che fu definita “ La Questione Italiana “.
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