Mandan , gli Indiani biondi


 

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Guerriero Mandan, 1822

 

E’ ormai risaputo che una volta sul continente Americano erano presenti circa tredici tribù di Nativi dai lineamenti somatici e dalle caratteristiche socio-culturali molto particolari: si trattava di Indiani dalla pelle chiara, gli occhi azzurri o verdi e i capelli biondi o rossi, distribuiti in quelle zone che andavano dal Nord al Sud Lakota. Costoro, pur vestendosi come tutti gli altri Nativi e con tradizionali usanze Indiane , tuttavia erano stanziali e vivevano in costruzioni atipiche, simili a case di terra e non ai tepee Indiani che siamo abituati a conoscere. Benchè l’ultimo discendente di questa strana razza sia morto già nel 1971 e che l ‘ intera genìa si sia ormai estinta il mistero della loro presenza in America ancora appassiona gli studiosi, dando origine a varie teorie in contrasto tra di loro. In realtà nessuno conosce le origini degli Indiani biondi, la cui presenza era però ben nota ai pionieri e ai navigatori e, per ultimo, anche all’ esercito degli Stati Uniti che infine li chiuse in riserve dove essi morirono insieme agli Indiani Hidatsa e Harikara….. I Nativi stessi offrivano spiegazioni diverse sull’ origine del loro popolo, ma nessuna in grado di districare il mistero della loro presenza in America. Alcune tribù si rifugiavano nelle visioni degli spiriti, affermando che il primo uomo era scampato al diluvio universale ed era approdato in quelle terre emerse arrampicandosi su una pianta di vite. Altri, più razionalmente, raccontavano di uomini di pelle bianca venuti da molto lontano su zattere o canoe di pelle per sfuggire al proprio nemico. In tutti i casi si trattava di notizie tramandate per tradizione orale e non supportate dalla scrittura perchè, come tutti i Nativi, neanche questi Indiani sapevano scrivere. O forse si? Alcuni archeologi affermano di aver ritrovato dei reperti , risalenti a epoche precedenti la scoperta di Colombo, su cui spiccano parole e simboli molto probabilmente di origine celtica, che i Nativi riferivano appartenere ai loro antenati. Non solo: esistono mastodontiche costruzioni, dichiaratamente artificiali, che a mo’ di fortino o di muraglia delimitano le zone in cui erano stanziati tali Nativi e che sembrano molto antichi, benchè particolari condizioni delle rocce non abbiano permesso la prova del carbonio 14. Insomma , la vicenda è un po’ ingarbugliata. Cercherò in questo articolo di districare la matassa e di illustrarvi le varie teorie che girano su questo argomento.

La teoria più accreditata fino a qualche decennio fa è che i Mandan fossero discendenti di un Principe di origine Gallese, un certo Madoc figlio di Owain Gwynedd, che nel 1170 approdò in America per sfuggire all’ , assassinio giacchè in madrepatria erano in corso dure lotte di successione al trono.   La vicenda di Madoc è storia antica: di lui e delle sue imprese si trova una prima citazione nel poema del 1250 Van den Vos Reinaerde di un certo “ Willem il Menestrello “, un’ opera venita fuori da tradizione orale e considerata una delle più belle tra gli scrittori fiamminghi dell’ epoca. L’opera non è arrivata integra fino a noi ma si dice che un suo frammento si trovasse a Poiters nel 1600 e che lì sia stato stato tradotto.

Williams, Hugh, b.1866; Owain Gwynedd (c.1100-1170)

Williams, Hugh; Owain Gwynedd (c.1100-1170); Llyfrgell Genedlaethol Cymru / The National Library of Wales

Il grande storico Gwyn A. Williams riferisce che in esso si parlava di un mare non ben identificato ma molto simile al Mar dei Sargassi dove Madoc trovò un ‘ isola paradisiaca, in cui regnava pace e amore e che ( intelligentemente ) vi sia rimasto rinunciando per sempre al suo trono in Galles. Stessa citazione la troviamo in un altro lavoro dell’annalista Gutun Owain il quale, già intorno al 1488, narra dell’epopea di Madoc  della linea di sangue di Owain Gwynedd, il quale sbarcò in una terra simile a quella descritta da Willem, dove si stabilì per instaurarvi un regno di pace e di musica.
In realtà di queste isole dove “ scorre latte e miele “ simili alla tradizione biblica se ne trova traccia già molto prima in Irlanda, grazie alle vicende documentate di San Brandano e del suo viaggio nell’Oceano Atlantico, avvenuto nel 500 d. C. al fine di scovare l’Eden , la cui presenza gli era stata segnalata o per visione o, molto più aridamente, da un altro monaco ex navigatore, cioè l’ Abate Barindo. Egli quindi partì con sessanta compagni alla ricerca del paradiso Perduto e, dopo un avventurosissimo viaggio molto simile alle avventure di Simbad il Marinaio in cui si imbatte in mostri marini di ogni tipo, finalmente arriva all’Eden, lo benedice e se ne torna in Monastero dove diffonde al popolo la veridicità delle Antiche Scritture. Ora, considerazioni a parte,del viaggio si hanno notizie certe grazie al Poema Navigatio Sancti Brandano di un oscuro autore Irlandese che lo scrisse in latino già ai primi del Medioevo e che fece il giro del mondo diventando un vero best seller, tradotto in 12 lingue e considerato uno dei baluardi della oceanografia dell’epoca. Sicuramente San Brandano arrivò fino alle Canarie, che vengono descritte abbastanza bene nel poema e che quindi non possono essere frutto di fantasia

 

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Scarica GRATIS il testo tradotto de  LA NAVIGAZIONE DI SAN BRANDANO.  Clicca sulla foto.

Dalle Canarie alle Hawaii non è un tiro di schioppo. Ma, almeno sulla base della mappa dell’ itinerario descritto nel manoscritto risulta molto probabile che il famoso Santo come minimo ci sia sbarcato o abbia avuto rapporti con gli autoctoni. In Galles il poema arrivò abbastanza presto e ispirò più di un navigatore. E’ plausibile , allora ,che sulla scia di San Brandano il principe Madoc o chi per lui sia poi sbarcato in una delle isolette Americane e vi si sia stabilito. E’ però molto meno probabile che il suo seme, incrociandosi con quello dei nativi, abbia dato origine ad una razza di Indiani dalla pelle chiara e dagli occhi azzurri, in quanto questi caratteri non sembrano essere dominanti e quindi non possono avere dato origine ad un’intera genià pura. Per dirla in parole povere : pelle bianca e occhi chiari si annullano in un incrocio con occhi e pelle scura, caratteristiche somatiche dei Nativi di quelle zone. Al massimo i discendenti avrebbero potuto avere, qua e là, qualche bambino bianco che tuttavia non avrebbe fatto la differenza. E’ anche impensabile che Madoc e i suoi compagni, tutti uomini, si siano rassegnati a rimanere da soli in un’ isola deserta: in tal caso i loro geni si sarebbero comunque perduti.
L’eventualità di un’ isola deserta appare però molto plausibile se a sbarcare non fosse stata una nave di marinai, bensì di pionieri .
Esistono infatti molte credenze tra i Nativi Americani che trattano di coloni dalla pelle bianca venuti al di là del mare intorno al 725 d.C., i quali  si stabilirono sulle rive del fiume Ohio, proprio nelle vicinanze della famosa Devil’s Blackbone, una formazione rocciosa che ha la strana forma di un fortino e sulla quale, oltre a sedimenti tipici dell’ ultima glaciazione, è facile ravvisare segni di ingegneria umana. Queste notizie sono giunte fino a noi grazie alla tradizione orale di alcuni stanziamenti Indiani nelle vicinanze di Rose Island, un parco di divertimenti molto famoso negli anni ’20 e distrutto poi da un’ alluvione nel 1937. I Nativi affermavano che i coloni erano venuti su scialuppe particolari, parlavano una lingua incomprensibile ed erano presenti tra di loro anche donne e bambini. Essi si stabilirono a circa 14 miglia dal Kentucky e si isolarono dal resto del mondo, che evidentemente per loro rappresentava una minaccia, costruendosi delle enormi recinzioni di pietra che in pratica li resero una tribù a parte per molto tempo. In seguito alcuni uscirono dal loro isolamento ma senza mescolarsi mai con la razza Indiana.  Pochissimi invece si unirono ai Sioux e agli Arikara, con i quali combinarono tribù a parte e dove era facile trovare, a generazioni alterne, dei caratteri somatici Europei con la nascita di bambini biondi e chiari di pelle.

 

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Ecco  l’area delimitata da Devil’s Blackbone, dove si diceva una volta fossero stanziati i primi Indiani Mandan

 

Usavano definirsi “Madogwys “, che suona come “ discendenti di Madog “. Sicuramente avevano usanze molto diverse da quelle degli altri nativi. Ad esempio non abitavano in tepee ma in casette di terra all’ interno di città fortificate, le quali erano disposte in circolo intorno ad un grande spazio all’ aperto che questi Indiani utilizzavano per le attività in comune , e fabbricavano pentole di terracotta in cui facevano bollire l’acqua, a differenza di tutti gli altri nativi che usavano gettare delle pietre bollenti nell’acqua per raggiungere temperature elevate. Gli Europei che li conobbero, già dagli inizi del 1500, notavano inoltre una strana somiglianza fonetica tra il loro idioma e quello del vecchio Galles, ravvisabile soprattutto in alcuni vocaboli già non più in uso a quell’epoca. Ad esempio:

Italiano                 Mandan                  Gallese

Io                            Me                            Mi
Testa                      Pan                           Pen
Grande Spirito     Maho Peneta          Mawr Penaethir
Barca                      koorig                      corwyg
Pagaia                     ree                            rhwyf
Vecchio                  her                            hen
Blu                           glas                          glas
Pernice                   chuga                       chugjar
Grande                    mah                          mawr

..e così via.

In seguito sembra che questi Indiani si siano poi uniti ad alcune tribù Sioux del sud Lakota dove, in effetti, è possibile ravvisare tratti Europei in moltissimi di loro. A supporto di questa tesi c’è la testimonianza del Maggiore James W. Lynd che visse con i Mandan per nove anni e che riuscì ad instaurare già dai primi tempi una sorta di rudimentale comunicazione grazie all’utilizzo …della lingua Gallese!

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Se dobbiamo dare credito a quanto detto allora la tesi del Principe Madoc forse non è del tutto vera. D’altronde si tratta di un personaggio leggendario di cui non si trova traccia negli annali dell’epoca.   Owain Gwynedd , invece, suo padre o un suo avo secondo la leggenda , è veramente esistito e fu uno dei sovrani Gallesi più potenti e temuti del Medioevo. Il suo regno era sanguinoso e violento, sempre in lotta con Enrico II d’ Inghilterra e con altri Principi Gallesi. Alla sua morte, avvenuta nel 1170, scoppiò un’incredibile lotta fratricida fra i numerosi pargoli del re defunto, ben tredici avuti dalla prima e dalla seconda moglie, e innumerevoli altri nati fuori dai matrimoni.
I più favoriti per assumere il titolo di Re erano i figli della seconda vedova, Rhodri e il fratello maggiore Dafydd ma in teoria il titolo sarebbe spettato al primogenito del Re nato dalla prima moglie , Hywel, che tuttavia era più dedito alla poesia che alla guerra e rifiutò la corona. Secondo la leggenda tra i vari figli, legittimi o meno, c’erano anche Madoc e il fratello Rhiryd che, sobillati da alcuni ministri, si fecero avanti per reclamare il titolo. Minacciati di morte e con le spalle non sufficientemente coperte i due poi presero, con altri 40 uomini, la via del mare e non fecero più ritorno in patria. Tutto molto plausibile..se non fosse che il nome Madoc non appare mai nell’elenco ufficiale dei figli di Owain Gwynedd.   Che Madoc fosse un figlio non solo illegittimo ma assolutamente bastardo, cioè si tentò di farlo passare come uno dei figli del defunto Re senza esserlo mai stato? Non lo sapremo mai.
Ciò che però colpisce è il chiaro riferimento al Principe Madoc nella “ Historie of Cambria “ di David Powel del 1584 che narra dell’epopea di quest’ ultimo che, per sfuggire alle lotte intestine della propria famiglia, partì con molte navi cariche di ogni genere alimentare, nonchè di donne e bambini, da llandrillo ( Rhos on sea) sulla via dell’oceano occidentale dove casualmente scoprì una terra ricca di ogni ben di Dio e abitata da indigeni pacifici dove egli stabilì un primo insediamento. Non solo : sembra che dopo qualche anno questi tornò in patria per procurarsi gente nuova con la voglia di colonizzare quei posti magnifici. Tesi supportata già precedentemente da Humphrey Llwyd il quale, nella sua Cronica Walliae, aggiunge che Madoc stabilì i nuovi insediamenti in Messico. A dire la verità sembra che il Principe fosse persona molto attiva visto che la leggenda rileva la sua presenza in Alabama, Florida, Terranova, Newport, Rhode Island, Yarmouth, Nuova Scozia, Virginia, Golfo del Messico e dei Caraibi compresa la foce del fiume Mississippi, Yucatan, l’ istmo di Tehuantepec, Panama, la costa caraibica del Sud America, varie isole delle Indie occidentali e le Bahamas insieme a Bermuda,. e la foce del Rio delle Amazzoni ! Comunque sia all’ indomani della sbarco di Colombo in America la leggenda del Principe Madoc fu ampiamente strumentalizzata e oggetto di non poche speculazioni.

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Vuoi saperne di più sulle Grotte Gallesi in Alabama, dove si dice si trovassero i primi stanziamenti Mandan?  CLICCA sulla foto e Scarica il documento

 

Già nel 1568 il famoso esploratore David Ingram , dopo essere sbarcato sulle coste del Nuovo Messico ed essersi fatto a piedi una bella fetta dell’ America Settentrionale, riferì di aver incontrato degli Indiani biondi che parlavano una sorta di vecchio Gallese e con i quali, per questo, era riuscito non solo a comunicare ma anche a commerciare. La spedizione era avvenuta in compagnia del Capitano John Hawkins il quale, oltre a essere un commerciante di schiavi e mezzo pirata, non vedeva l’ora di sottrarre alla Spagna gran parte dei suoi dominii in America ,soprattutto in Venezuela e nei Caraibi. Ciliegina sulla torta, costui era anche cugino di Sir Francis Drake, grande navigatore e in seguito anche pupillo della Regina Elisabetta I d’ Inghilterra, che in seguito lo impalmò come primo Inglese ad aver circumnavigato la terra. Costui, per ordine sommerso della Regina, si recava spesso sulle coste Americane per scalzare gli Spagnoli dai propri possedimenti. Sembrò quindi strano a John Dee, nel 1580, che la Sovrana non pensasse di rivendicare per la corona Inglese i territori del Nord America dove i Mandan erano stanziati. L’ illustre scienziato, peraltro molto ben favorito da Elisabetta I, portò a suffragio della propria tesi un antico manoscritto degli inizi del 1100, tratto probabilmente dalla Cronica Walliae del già citato Humphrey Llwyd , che affermava che “il Signore Madoc, della linea di sangue di Owen Gwynned , , ha instaurato una Colonia e abitato in Terra Florida o giù di lì nel 1170. “
Benchè la Regina stimasse l’eminente scienziato, che aveva contribuito moltissimo allo studio cartografico del pianeta e indirizzato più di un ammiraglio Inglese alla rotta giusta negli oceani, tuttavia non stimò che il manoscritto potesse essere la giusta pezza di appoggio per un atto che avrebbe sconvolto gli accordi Politici con la Spagna e rivoltato il mondo intero. Probabilmente non si fidò dell’ autenticità del manoscritto, soprattutto quando John Dee, in piena enfasi, si azzardò ad aggiungere un Bruto di Troia e un Re Artù all’elenco di Inglesi che avevano toccato terra in America prima di Colombo. Preferì quindi utilizzare metodi più convenzionali per appropriarsi di una fetta del Nuovo Continente, battaglie, trattati e traffici commerciali, e pose fine a qualsiasi ardore. Tuttavia la sete di rivendicazione non si spense, ma la questione andò avanti in sordina per poi esplodere nuovamente nel 1791, quando un certo Jacques D’Eglise, commerciante Francese, riferì di aver avuto contatti con gli Indiani Mandan sulle rive del Missouri ed essere stato ospitato per vari mesi nelle loro otto cittadelle fortificate. Con dovizia di particolari costui imprudentemente descrisse le caratteristiche somatiche Europee e le abitudini socio culturali di questo popolo , che appariva Indiano solo nel vestire. Riferì delle strane canoe, adatte per solcare gli oceani, e del loro idioma, molto più gutturale di quello degli altri Nativi. Insomma, tanto parlò e scrisse sull’ argomento che la notizia sollevò un polverone in Europa e in special modo in Galles, dove il Dottor John Williams pubblicò un trattato dal lunghissimo titolo “Enquiry into the Truth of the Tradition concerning the Discovery of America by Prince Madoc ab Owen Gwynned about the year 1170 “ , in cui esaltava la perizia del principe Madoc e si struggeva di invidia nel constatare la presenza di connazionali liberi e indipendenti al di là dell’ oceano. In Galles, che viveva ormai sotto lo schiaffo Inglese, il trattato suscitò un putiferio anche perchè, qualora le cose fossero state come si diceva, i rapporti tra Galles e Inghilterra avrebbe assunto connotazioni molto diverse. La notizia solleticò le ambizioni di due eminenti personaggi del tempo, Iolo Morgangw e John Thomas Evans, che pensarono quindi di andare ad esplorare il Missouri alla ricerca di questi Indiani Gallesi.

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Tomba di John Evans

E qui la vicenda si fa un po’ oscura e merita qualche precisazione. Evans era fermamente convinto della leggenda di Madoc e si imbarcò, impegnandosi fino al collo, su una nave pagata interamente di tasca sua e pochi viveri. Gli erano rimasti giusto un dollaro e settacinque centesimi, certamente non sufficienti per il lungo viaggio. Chi lo conobbe lo descrisse quasi come un fanatico, senza grande preparazione marinara ma dotato di acume, intelligenza e un’ottima maestria nel redigere mappe. Egli sperava solo di trovare conferma alle sue teorie ; era quindi molto ben disposto a interpretare la realtà dei fatti con ottimismo, intimamente già convinto del fatto che andava a incontrare dei connazionali oltre oceano. Non a caso aveva contattato Iolo Morgangw , un personaggio sicuramente ambiguo ma profondo conoscitore dei vecchi idiomi Gallesi. Costui era convinto di essere l’ultimo dei Druidi e, un po’ seriamente un po’ cialtronamente, si dava da fare per ristabilire la tradizione dei Bardi in patria. Nel 1789 aveva pubblicato l’ opera Barddoniaeth Dafydd ab Gwilym, una raccolta di poesie che egli diceva aver ritrovato in antichi tomi, ma la critica letteraria lo aveva stroncato sospettando che l’ opera fosse un falso coniato da lui ( come infatti molto più tardi si rivelò). In bella forma era stato anche diffidato a ulteriori pubblicazioni. Diciamo che era caduto in disgrazia. Quindi quando Evans gli chiese di accompagnarlo nella spedizione egli non solo accettò con entusiasmo ma si dichiarò anche disponibile a finanziare il viaggio. Evans allora partì per raggiungerlo a Londra dove egli dimorava e insieme , e con gran fracasso, iniziarono a fare i preparativi per la spedizione. Ma alla vigilia della partenza Morgangw venne miracolosamente raggiunto dalla notizia che la sua richiesta di formare un Gorsedd a Londra, fino ad allora ostracizzata dalle alte sfere, era stata finalmente accolta. Inutile dire che l’eminente letterato fece defezione lasciando il compagno da solo e senza un soldo a tener fede agli impegni presi.

Iolo Morgangw ,

Iolo Morgangw

 

Evans partì lo stesso e nell’autunno 1791 raggiunse Baltimora. Qui, non si sa come, riuscì ad affittarsi una nave con cui navigò sul Mississippi fino a Nuova Madrid e poi da lì si arrampicò a piedi su aspre montagne, avventurandosi in impervie zone dell’ Illinois dove si perse nel nevoso inverno del luogo. In estate fu recuperato, miracolosamente vivo, alla postazione di frontiera di Kaskakia. Crollate le speranze? Assolutamente no.   Nell ‘ inverno del 1794 , racimolati qua e là un po’ di soldi, Evans ci riprovò tentando di attraversare a piedi il Mississippi ghiacciato in direzione St. Louis ma venne catturato dagli Spagnoli, che prima lo scambiarono per una spia e lo lasciarono marcire in prigione. Poi, comprese le sue reali intenzioni, voltarono bandiera e si dimostrano molto interessati al suo progetto. Anzi, decisero di finanziarlo completamente perchè, a loro dire, erano da tempo alla ricerca di una strada sicura che dal Missouri li portasse al Pacifico, per poter meglio attendere al loro traffico di pellicce. In effetti il finanziamento arrivò proprio da una grande società specializzata nel commercio di pellicce di castoro , la Missouri Company.  Evans , inoltre, vennne affiancato da James MacKay, un esperto esploratore e cacciatore di pellicce che da un po’ lavorava presso la grande Società di export ..
Tuttavia le vere intenzioni degli Spagnoli non erano ne’ filantropiche ne’ scientifiche. Da tempo anche loro cercavano gli Indiani Mandan ma senza successo. La Società aveva già finanziato due spedizioni e quella di Evans sarebbe stata la terza. L’obiettivo era di instaurare con i Nativi rapporti commerciali esclusivi sulla cattura dei castori , che tagliassero definitivamente fuori gli Inglesi dal Missouri e dallo Iowa e gli consentissero di mantenere il monopolio verso il Pacifico.
Ma forse il disegno era più articolato: in definitiva le chiacchiere sugli Indiani biondi ed eventuali possibilità di rivendicazione dei territori a nord da parte del Galles ( e quindi dell’ Inghilterra) erano giunte anche alle loro orecchie. Sicuramente tacquero sulla vera natura dei loro rapporti con Mackay, che non era un semplice collaboratore bensì un prigioniero, catturato proprio l’anno prima mentre cacciava animali da pelliccia sui loro territori.  Durante il viaggio ebbe il compito di costruire Fort Charles sulle rive del fiume Nebraska , al fine di bloccare definitivamente l’ affluenza dei commercianti Britannici verso lo Iowa.  C’è dunque da credere che gli Spagnoli non avessero piacere di scoprire che gli Indiani biondi erano Gallesi. Ci furono accordi segreti, allora, tra gli Spagnoli e MacKay? Non possiamo saperlo.
Comunque la spedizione Evans-Mackay non andò a buon fine.

 

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Scarica GRATIS la mappa del Missouri tracciata da Evans-Mackay nel 1796. CLICCA sulla foto.

Nell’ agosto 1795, supportati da un massiccia flotta, questi  avevano risalito il fiume Missouri e dopo circa un anno avevano trovato gli Indiani Mandan, a  1100 km da St. Louis.  Dopo aver soggiornato con loro per  un altro anno  e mappato per bene il fiume e tutta la zona circostante i due ritornarono con la certezza che gli Indiani biondi non avessero nulla di Gallese.  Evans se ne partì triste e demoralizzato, per la madrepatria dove sfogò la sua amarezza nell’ alcool e morendovi un paio di anni dopo. MacKay, invece, esaurita la sua funzione, fu gentilmente invitato a non farsi più vedere in quelle zone. Molti sussurrarono che Evans fosse stato costretto a tacere sulla verità di quanto realmente scoperto in America; forse fu pagato per il suo silenzio oppure, molto più probabilmente, minacciato.  E’ difficile oggi sapere come andarono le cose. Ciò che desta sospetti è l’atteggiamento di Evans stesso il quale, benchè fortemente motivato, sembrò manifestare un’ evidente cecità nei confronti di particolari che ad altri, qualche anno dopo, balzarono subito agli occhi e parvero confermare l’ ipotesi di sangue Gallese tra gli Indiani Mandan…

(continua)

5 pensieri su “Mandan , gli Indiani biondi

  1. Gentile Patrizia, forse le interesserà sapere che sui Mandan e su molti altri argomenti, che toccano anche i nativi americani (ad esempio i Wendat e i Lakota Sioux), mi sono soffermato nel mio ultimo libro, uscito due mesi fa e che da più di un mese è al primo posto dei Bestseller IBS per Storia e Archeologia: https://www.ibs.it/misteri-della-civilta-megalitica-storie-libro-felice-vinci/e/9788861027053 Cordialmente, Felice Vinci

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