Sterminio? Non solo gli Indiani


Sterminio ? Non solo gli Indiani

Proprio così, cari Amici. Purtroppo la colonizzazione Americana o , meglio,
l’appropriazione convulsa e selvaggia del territorio da parte dell’uomo Europeo, avvenne con grande spargimento di sangue e devastazioni a tutto tondo. La storia degli Indiani d’America è abbastanza conosciuta; molto meno il terrore che Spagnoli e Portoghesi portarono negli Stati del Sud, massacrando Nativi inermi e distruggendo vestigia di antichissime civiltà.
Ma pochi hanno mai focalizzato l’attenzione sui disastri ecologici che il territorio Americano subì ad opera di questa invasione indiscriminata, al patrimonio floro-faunistico distrutto e allo smantellamento di interi habitat stabilitisi milioni di anni prima e che rappresentavano un’eccezionalità per l’intero universo. Sto parlando di specie animali altamente specializzate, spina dorsale di un Continente in cui la biodiversità costituiva la vera e unica strategia di salvezza per il futuro mondiale, e oggi completamente spazzati via . Anzi, secondo vari rapporti delle Nazioni Uniti dal 2006 ad oggi tra le 844 specie animali e vegetali estinte negli ultimi 500 anni ben 580 appartenevano all’America. Un fenomeno inarrestabile procurato esclusivamente dall’uomo e non paragonabile a ciò che avviene costantemente in tutto il resto del mondo : in America, infatti, la biodiversità aveva raggiunto livelli talmente superiori di evoluzione che le moderne tecnologie non sono state in grado di riprodurle, ne’ mediante sperimentazione in vitro ne’ mediante manipolazione genetica.

Inoltre gli ultimi superstiti di questa fauna animale
sembrano essere refrattari a qualsiasi incrocio con individui di specie simili ma in chiave biologica molto meno evoluti: per essere più chiara, se si fanno accoppiare forzatamente un coniglio Americano selvatico ormai quasi estinto con un coniglio comune non si riuscirà mai ad avere una cucciolata frutto di questo incrocio. Un po’ come accade costantemente con la fecondazione in vitro tra uomo e scimmia: sono decenni che gli scienziati ci provano ma senza alcun risultato. Ciò perchè i livelli evolutivi sono troppo diversi tra loro e senza alcuna reale connessione. Inoltre le specie Americane sono il risultato di continui e misurati adeguamenti ambientali NON riproponibili altrove. Se l’Africa è stata la culla della vita l’America quindi poteva ritenersi palestra di evoluzione.Ma non è più così.
I poveri sventurati animali di specie in estinzione ormai rinchiusi in qualche zoo o riserva sono destinati a scomparire del tutto, senza che nessuno di noi abbia mai neanche sospettato della loro esistenza.
Mi sembra quindi giusto, per un blog come questo che cerca di illustrarvi la old America nella sua totalità, farveli vedere almeno una volta: la loro storia vi aiuterà a porvi giusti interrogativi sul nostro prossimo futuro.

Lupo grigio Messicano

Eccolo qua, il bellissimo Lupo Grigio del Messico protagonista del famoso film di Kevin Costner ” Balla coi lupi “, che ha fatto piangere milioni di persone. Purtroppo non fece piangere abbastanza il Governo Americano che nel 1970 iniziò una campagna anti-lupo passata quasi inosservata e che decimò completamente la specie, oggi in estinzione. Il motivo? In teoria la pericolosità dei branchi che spesso assediavano le fattorie o facevano scorribande tra le greggi. Piuttosto che la sterilizzazione si optò per la distruzione, con un effetto boomerang devastante. La preda ambita del lupo grigio, infatti, sono i cervidi, ma anche conigli e topi che nelle praterie abbondano. Decimati i lupi, che operavano un benefico controllo demografico sulle eccezionali capacità riproduttive delle loro prede, ecco che il Messico è stato letteralmente invaso da Alci, cervi, scoiattoli e piccoli roditori che hanno creato danni ancora maggiori dei lupi alle coltivazioni, agli edifici e persino alle centraline elettriche, spingendosi poi nel resto dell’America. Un’invasione fuori controllo che l’America ha poi cercato di arginare..rimettendo in circolazione i pochi lupi grigi rimasti, dopo averli allevati in cattività. Il risultato però è stato poco più che mediocre poichè questi lupi ” all’acqua di rose ” avevano ormai perso gran parte della loro capacità predatoria e non riuscivano più a socializzare realmente tra di loro. Risultato finale: milioni di anni di evoluzione andati in fumo e un pericoloso sbilanciamento demografico della fauna locale.
I 300 esemplari superstiti di Lupo Grigio sono oggi rinchiusi al
Wild Canid Survival and Research Center, tra New Mexico e Arizona.

Topolino delle sabbie di Sant'Andrea

Questo delizioso animaletto è il Topolino delle spiagge di Sant’Andrea.
E’ una sottospecie di roditori più diffusi e viene indicato come
Peromyscus polionotus peninsularis. E’ in discesa libera e la sua estinzione è già stata annunciata per il 2030. Costruisce le sue tane sulle spiagge di Tennessee,Sud Carolina, Georgia e Florida ma per mangiare preferisce spingersi tra le colture di mais e cotone: è infatti ghiotto di cavallette dei campi, anche se non disdegna scarabei e formiche. Ne va da se’ che la sua estinzione, operata dai pesticidi e dagli scarichi di materiali tossici sulle spiagge nonchè dall’edilizia selvaggia sulle coste, ha fatto innalzare pericolosamente le colonie di questi insetti, che sono rovinosi per le colture agricole e spesso molto resistenti ai pesticidi. Inoltre questo topo è acerrimo nemico dei serpenti delle sabbie che, in seguito alla sua decimazione, scorrazzano allegramente in giro penetrando spesso nelle civili abitazioni. Insomma un disastro ecologico che opera lentamente e in sordina ma di cui si vedranno gli effetti nei prossimi decenni.

Aquila calva

Ecco come le cattive leggende, spesso alimentate da interessi pubblici e privati, possono portare all’estinzione intere specie animali. E’ il caso dell’Aquila dalla testa bianca o Aquila calva, decimata dalla sua pessima fama di ” cattura- agnelli ” o anche ” cattura-bambini “. In realtà questa atavica icona degli Indiani d’America era una naturale spazzina delle praterie, esercitando un’azione benefica sull’accumulo di cibi, carni e perfino materiale infetto: il suo cibo preferito, infatti, sono le carogne di animali , un regime alimentare molto diverso da quello dell’Aquila Reale con la quale spesso è stata confusa. Questo predatore infatti è molto meno aggressivo di falchi, lupi, coyote e iene, con cui è in competizione proprio per la natura del cibo privilegiato. E’ inoltre estremamente longevo e resistente , tanto da uscire indenne da disastri ecologici di grande entità, come ad esempio l’incidente Exxon Valdez del 1989. Non solo: dal 1782 è il simbolo degli Stati Uniti d’America. Non si comprende quindi se la sua decimazione sia il risultato di una semplice ottusità Governativa oppure ciò rientri in un oscuro piano Politico che mira a colpire internamente l’essenza stessa dell’America. Benchè molte Leggi siano state varate dal 1918 in poi per la difesa dell’Aquila Calva, infatti, il Governo sembra spesso chiudere un occhio sui massacri continuati che vengono perpetrati anche in territori protetti e che prevedono, oltre ai normali fucili, anche l’utilizzo di fili elettrici ad alto voltaggio atti a folgorare in volo questi animali, esche avvelenate e lo smantellamento dei nidi. Gli ornitologi hanno spesso segnalato al Governo il pericolo di estinzione per questi animali: pensate che nel 1930 si contarono 70000 esemplari uccisi da mano umana in soli 12 anni ma a tutt’oggi per chi uccide queste aquile è prevista unicamente una pena pecuniaria. Negli anni ’60 l’utilizzo del DDT minò decisamente le speranze di sopravvivenza di questo rapace, che continua a morire per avvelenamenti da mercurio, per la perdita del suo habitat naturale e per inquinamento da piombo. Se nel 1780 esistevano in America 500000 esemplari di Aquila Calva oggi se ne contano circa 50000, di cui la metà sterile o incapace di nidificare. Essendo un animale particolare pur allevato in cattività non si riproduce e perde gran parte della sua longevità.
Voci insinuano che, malgrado gli interventi Governativi che sembrano dimostrare un certo interesse nella difesa di questo uccello, la sua estinzione sia in realtà programmata. Simbolo totemico per eccellenza degli Indiani d’America, che lo hanno da sempre venerato come animale sacro e indicato come lo ” Spirito della vera America ” fu invece fortemente osteggiato da Benjamin Franklin che non lo voleva come simbolo del paese.
Per costui la scelta di un animale ” pavido, che non combatte in modo onesto ma si ciba di carogne e per di più porta nel becco un ramoscello di ulivo come segno di pace ” in realtà ” privava l’America della sua immagine dominatrice e colonizzatrice, presentandola al mondo spoglia della sua naturale potenza e tale da chinare il capo davanti al nemico “.
Sarà forse il ritorno in auge di un tale pensiero a contribuire, in modo oscuro, all’estinzione di questo uccello?

Grizzly bear

Ecco un altro dei simboli dell’America la cui sopravvivenza è stata messa in pericolo da un’invasione selvaggia . Il Grizzly, tanto caro ai Nativi, in passato era diffusissimo in tutto il Nord America, con prevalenza del Canada e Alaska. Ora in queste zone è praticamente estinto, e i pochi esemplari superstiti vivono in grandi riserve naturali. Benchè sia un animale schivo e praticamente erbivoro è passato alla storia come un predatore sanguinario che va in giro per i centri abitati seminando il terrore e mangiando persone indifese. In realtà il grizzly non attacca mai l’uomo, a meno che non si senta minacciato. Gli Indiani d’America avevano con questo animale un rapporto privilegiato, lo consideravano un fratello di sangue e spesso allevavano i suoi cuccioli rimasti orfani. Esistevano anche dei rituali in base ai quali le squaw allattavano gli orsacchiotti e spesso li crescevano come figli.Del grizzly apprezzavano il coraggio, la forza e la lealtà, tutte doti che hanno permesso loro per millenni una pacifica convivenza.. Inoltre gli orsi bruni sono grandi nemici dei lupi, per cui la loro estinzione ha fatto diventare pericolosamente alto il numero di questi canidi, ancora molto diffusi in tutti gli Stati Uniti.
Il grizzly è stato oggetto di una caccia impietosa e assolutamente illegale:
le battute di caccia per ucciderlo e privarlo della sua pelliccia, dei suoi cuccioli, della testa esibita come trofeo, delle lunghe zanne e dei possenti artigli lo hanno inserito a pieno titolo tra le specie minacciate già dal 1987, tuttavia molti ceppi sono praticamente estinti. Il Parco di Yellowstone
(eh si, proprio quello di Yoghi e Bubu ) accoglie vari esemplari ma la loro riproduzione in cattività è praticamente impossibile: il grizzly infatti raggiunge la maturità sessuale relativamente tardi, ha una gestazione molto lunga ed è anche iper selettivo nella scelta del compagno, con cui rimane tutta la vita. Inoltre i piccoli si sviluppano nell’utero materno solo durante il periodo della pseudo-letargia invernale, che in condizioni di cattività è praticamente assente, quindi si prevede che la loro definitiva estinzione sia molto prossima.
L’orso grizzly Messicano è già scomparso.
Nei territori del Nord-Ovest Americano è seriamente minacciato.
Quello Californiano si è estinto nel 1922, quando l’ultima femmina, che si era avvicinata troppo al centro abitato, venne uccisa sotto gli occhi di tutti nella Contea di Tulare . Per ironia della sorte il grizzly è ancora presente sulla bandiera di Stato della California.

Caribù delle foreste

L’America è da sempre il simbolo della natura selvaggia e incontaminata, in cui i cervidi hanno sempre fatto da padroni. Oltre alle immense praterie e ai bellissimi laghi tutto il Nord del Nuovo Continente rigurgita di foreste e di panorami incantati che hanno da tempi antichissimi ospitato alci, cervi e, almeno fino a poco tempo fa, anche Caribù, meglio conosciuti al grande pubblico come Renne. Eh si,cari amici, anche questa simpatica bestiola compagna di Babbo Natale è dichiaratamente in pericolo. In particolare la sottospecie Woodland Caribou ( Renna dei boschi) è quasi del tutto estinta.

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Eppure si tratta di un animale importantissimo per l’alimentazione umana, che da tempi antichi nelle zone nordiche si ciba del suo latte e della sua carne, che spesso costituiscono unica fonte di sostentamento per le popolazioni stanziali. Benchè sia ormai un animale semi-domestico la perdita della renna selvatica ha creato gravi sconvolgimenti all’eco-sistema boschivo, in quanto questo animale è preda privilegiata di moltissimi mammiferi predatori pericolosi per l’uomo, come il lupo , l’orso e l’aquila reale i quali, privati di essa, si sono rivolti agli allevamenti o addirittura ai centri abitati per non morire di fame. Ne è scaturita la prevedibile reazione di uccisione selvaggia dei predatori ad opera dell’uomo,il che mina ogni giorno di più la salute dell’intero pianeta. In natura infatti ogni creatura è profondamente legata alle altre in un equilibrio mirabile che è la chiave della vita stessa. Quando questo equilibrio si altera milioni di anni di evoluzione vengono perduti minacciando seriamente tutte le creature, animali o vegetali che siano. In natura è normale che molte specie vadano prima o poi in estinzione, ma ciò avviene in un lasso di tempo lunghissimo, spesso di milioni di anni, il che permette all’eco-sistema di rinnovarsi e specializzarsi adeguandosi al cambiamento. Tuttavia i cambiamenti operati dall’uomo negli ultimi secoli, e in particolare NEGLI ULTIMI 150 ANNI, sono troppo rapidi perchè la natura possa rimarginarne le ferite. Ciò comporta una perdita IRRIMEDIABILE di moltissime delle sue risorse, che non sono compensabili con l’introduzione delle specie addomesticate o geneticamente modificate che sono invece il pallino degli scienziati moderni. Il risultato è quindi una distruzione lenta ma inesorabile , badate bene, NON dell’intero pianeta come si suole sempre dire ma della NOSTRA STESSA SOPRAVVIVENZA. Nel baratro che ci stiamo scavando ci finiremo quindi anche noi ma nel frattempo ci sono finite anche le simpatiche renne dei boschi. Guardate bene la fotografia perchè questi animali sono quasi del tutto assenti in 48 Stati Americani e ne esistono solo 40 esemplari distribuiti tra Canada e Idaho. Il motivo? Abbiamo già fatto fuori il loro cibo principale, i licheni. Adesso stiamo facendo fuori anche loro.

Clay's Hibiscus

A dispetto di quanto si pensi la flora Americana ha resistito abbastanza bene all’invasione umana, probabilmente perchè il mondo vegetale è molto più semplice rispetto a quello animale e meno specializzato. D’altronde è prevedibile che, fatti fuori tutti gli animali e noi stessi, chi ci sopravviverà saranno i laghi i mari le montagne e gli insetti, com’è stato dalla notte dei tempi. Sono quindi lieta di potervi presentare come specie in via di estinzione SOLO questo bel fiore rosso, l’Ibisco di Clay, una malvacea che prima cresceva spontanea e rigogliosa alle isole Hawaii e oggi praticamente scomparsa . La causa è da ricercarsi nella riduzione dei bovidi e degli animali selvatici , che quindi non hanno più svolto azione disinfestante sul territorio. Non si sa molto del trascorso di questi fiori , tranne che le popolazioni Nounou delle isole Kaua lo utilizzavano come medicamento quasi miracoloso per parecchie infiammazioni della pelle..e che costoro sono anche gli unici popoli a conoscere dove si celino esattamente gli ultimi esemplari di questo Hibisco.

patriziabarrera.com

bisonte Americano

Era prevedibile che inserissi nella lista dei sfortunati animali candidati all’estinzione anche il Bisonte, vero eroe delle praterie e leggendario animale Americano. E’ risaputo che è stato per millenni unica reale fonte di sopravvivenza per i Nativi, il cui orologio biologico batteva all’unisono con il periodo delle grandi migrazioni del bisonte. E tutti ormai sanno lo scempio autorizzato dal Governo degli Stati Uniti, che ne macellò milioni di esemplari al solo scopo di ridurre gli Indiani alla fame e all’estinzione. Le loro carcasse, infatti, venivano private della testa e della pelle e lasciate a marcire nelle praterie, perchè fossero da minaccia e da avvertimento.
Non solo: il Governo ” foraggiava ” anche centinaia di cacciatori di bisonti che organizzavano vere e proprie partite di caccia a pagamento, al solo scopo di divertire nobiluomini annoiati o fornire loro macabri trofei. Costoro venivano osannati come ” i veri eroi del Far -West ” e in ordine di importanza venivano dopo solo ai tristemente famosi “cacciatori di Indiani “.
In poco più di un secolo dai 70 milioni di esemplari si passò quindi a 600 e le cose stavano andando di male in peggio quando alcune Associazioni Animaliste non intervennero, creando per loro adeguate riserve allo scopo di preservarne la specie. Tuttavia il bisonte Americano continua ad essere seriamente in pericolo, non solo per la perdita del suo habitati naturale ma ancora una volta a causa del Governo Americano che ALLA DATA DI OGGI prevede di ucciderne altri 900 esemplari in un piano di controllo demografico assolutamente arbitrario. Per saperne di più su questo sterminio annunciato che avverrà nel Parco Nazionale di Yellowstone tra pochi mesi LEGGI QUI

rane leopardo chiricahua

Purtroppo in estinzione non ci vanno soltanto i grandi animali o i mammiferi ma anche insetti, piccoli roditori e anfibi, la cui silenziosa scomparsa non arriverà mai alle orecchie del grande pubblico. E’ il caso della
Rana Leopardo Chiricahua, una volta diffusa in tutta l’America e oggi scomparsa all’80%. L’habitat è troppo cambiato per permetterle di sopravvivere: i corsi d’acqua sono stati spesso deviati dalla mano umana, avvelenati dagli scarichi urbani o semplicemente cementificati. A questo piccolo ranocchio dal sibilo minaccioso simile al verso del leopardo ( da cui il nome) non resta che morire, privato del suo ambiente e della sua alimentazione preferita, gli insetti molesti come zanzare mosche tafani .. e tutti quelli che vivono in luoghi umidi. Costoro però, a differenza di ciò che avviene agli animali più specializzati e in special modo ai mammiferi, non sembrano aver subito danni dalla privazione dei corsi d’acqua, che comunque abbondano in America.
Il risultato è l’aumento spropositato degli insetti, spesso portatori sani di una gamma eterogenea di malattie che credevamo potessero diffondersi solo in Africa, e che riguardano uomini e animali. La rana Chiricahua, prima diffusa in 400 siti nella sola Arizona, ora trova posto solo in 80 siti in tutta l’America ma sembra destinata all’estinzione nei prossimi 50 anni.
Esiste un piano Federale di recupero per questa rana che è stata reintrodotta
in molti stagni artificiali in New Mexico e Arizona ma attualmente sembra che più di 11000 esemplari siano oggi minacciati dai rifiuti delle miniere di rame in siti storici, come il Fiume San Pedro e il Fossil Creek.

coniglio nano della Columbia

Guardate bene questo coniglio perchè si tratta di uno dei due ultimi
Conigli nani della Columbia di razza pura. L’altro esemplare è anch’essa femmina e quindi la morte di queste due creature segnerà la fine definitiva della razza. Si tratta di una rarità eccezionale, unica nel suo genere: un coniglio grande quanto un topolino e frutto di mutazioni genetiche naturali NON riproponibili. Un bizzarro esperimento di Madre Natura che non vedremo mai più e che ha colonizzato per milioni di anni l’America.
E’ un coniglio – preda per la maggior parte dei rapaci, tuttavia sembra essere stato valido nemico di tutta una schiatta di serpenti velenosi per l’uomo, che oggi ingrassano pericolosamente di numero.
Oggetto di numerosi tentativi di riproduzione forzata con esemplari simili, queste coniglie non sono mai rimaste incinte,segno della loro elevatissima qualità di evoluzione. Altre sottospecie si sono piegate a questi esperimenti, con il risultato di una nuova razza domestica molto più grande e meno aggressiva, ma loro no. Se volete vederle recatevi presso l’Università di Washington ma…sbrigatevi!

Coleottero tigre delle saline

Che schifo, un insetto! Certo, ma uno di quelli eccezionalmente RARI! Questa piccola creatura, infatti, un tempo era diffusissima nelle saline del Nebraska e SOLO LI’: ancora una eccezionalità della natura che oggi è in veloce estinzione, grazie all’avanzata umana e alla perdita del suo habitat.
Stiamo parlando del Coleottero tigre delle saline, fondamentale predatore di insetti ancora più piccoli e dannosi come le zanzare ,le mosche, le pulci e altre schifezze simili. Molti sforzi si stanno facendo per mantenere in vita questo coleottero, il cui numero nel 2013 era di 365 individui ma le sue larve, uno stadio che dura oltre un anno, sono molto sensibili ai cambiamenti climatici. Il suo futuro è dunque incerto.

Condor Californiano

Chi, tra gli appassionati della old America, non conosce il Condor? Mitico uccello dei Nativi il Condor Californiano è, ancora una volta, un’eccezione della natura perchè nidifica praticamente solo qui e da tempo immemorabile. Benchè infatti l’America sia piena di questi uccelli la specie Californiana è rarissima e considerata da molti un fossile vivente. Comunque, ancora per poco visto che la sua vita è in pericolo : cibandosi di carogne di animali spesso vittime dei cacciatori è sovente colpito da fatali intossicazioni da piombo dovute all’ingestione, assieme alla carne, dei pallini di piombo che sono ancora nei cadaveri. A ciò aggiungiamo la perdita dell’habitat e il ” disturbo ” umano durante l’accoppiamento, che è di per se lungo e faticoso. E’ un utilissimo spazzino delle praterie ma la colonizzazione dell’America lo ha quasi del tutto eliminato, divenendo spesso il bersaglio preferito dei cacciatori, che usano anche esche avvelenate per sopprimerlo. Si dice che anche i Nativi Americani abbiano contribuito alla sua estinzione, a causa della sottrazione del piumaggio destinato a cerimonie rituali. Si è cercato spesso di salvarlo facendolo riprodurre in cattività e sottraendo le uova per farle schiudere in incubatrice. I risultati però sono poco interessanti e i pulcini nati da questi esperimenti presentano comportamenti atipici e tali da non garantire loro la sopravvivenza in natura-
Ogni si contano poche centinaia di individui in tutta la California. Nel 1987 ne erano rimasti 22 esemplari che furono affidati allo Zoo di San Diego per la riproduzione in cattività. Malgrado gli sforzi il Condor Californiano resta uno degli uccelli più rari in tutto il mondo.

Qual’era il rapporto tra i Nativi Americani e il mondo circostante?
Scoprilo nelle loro parole

Passero di mare bruno

E voglio terminare questa micro-rassegna dei disastri sulla fauna Americana con la triste storia di “Orange”, l’ultimo passero di mare bruno, morto nel 1987. Quest’uccellino era una sotto-specie del passero di mare comune e cio che lo distingueva era l’estrema dolcezza del suo canto , paragonabile a quello di altri uccelli cantori più conosciuti. Una volta viveva in Florida accanto alle saline, notoriamente piene di zanzare, cibo principale dell’uccellino. Ora l’uomo, piuttosto che favorire la riproduzione del passero di mare bruno, ha preferito inondare l’ambiente di DDT per liberarsi da questi molesti insetti, con il risultato aberrante di distruggere 2 milioni di anni di evoluzione ( tanto era vecchia questa specie di passero) in un sol colpo. Nel 1979 solo sei uccellini rimasero in vita in TUTTA l’AMERICA, tutti maschi, che vennero accolti nel Walt Disney World Resort. Tutti i tentativi di fare accoppiare e riprodurre questi passeri con quello comune di mare FALLIRONO. Alla fine ne rimase in vita uno solo,che fu chiamato Orange , per via del colore della sua coda. Questi fu lasciato libero e continuamente monitorato, con la speranza che potesse scegliersi una compagna e nidificare. Ma non accadde. Il piccolo passero solitario ( è proprio il caso di dirlo!) morì di vecchiaia all’età di 13 anni il 17 giugno 1987 e con lui la specie si estinse. Ciò che vedete in questa triste bottiglia con la targhetta è ciò che rimane di una creatura meravigliosa che l’uomo, come sempre, non seppe o non volle amare e rispettare.

Chiaramente questa è solo una piccolissima parte della bellezza floro-faunistica Americana in pericolo di estinzione od ormai scomparsa del tutto. Se vi va di approfondire l’argomento vi consiglio di LEGGERE QUI, dove altre bellissime fotografie vi aspettano.

Io vi lascio, con un po’ di amaro in bocca, con un bellissimo video di
Joel Sartore, che è anche l’autore delle foto che vi ho presentato.
Noi ci vediamo a brevissimo…con un pizzico di riflessione in più.

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