Halloween, la vera storia


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Che Halloween provenga da una festa pagana non ci piove. Se guardate in giro sul web vi renderete conto che si tratta di una rivisitazione Americana di una antichissima celebrazione stagionale di origine Celtica, poi modificata ( anzi, santificata ) dalla Chiesa che come al solito quando non può vietare qualcosa cerca di sovrapposi ad essa, e infine diventata una melensa festa consumistica ormai svuotata di ogni significato.
Essendo curiosa per natura mi sono data da fare per arrivare alle radici della questione e cercare di recuperare l’ importanza simbolica di questo evento : devo dire che ho trovato su siti Irlandesi dichiaratamente di nicchia molte cose interessanti, che mi hanno in parte spiegato l’ eccezionalità di questa celebrazione, ricchissima di esoterismo e tradizioni che si rifanno alla notte dei tempi. Ai miei affezionati lettori farà piacere conoscere qualcosa di poco inflazionato e che difficilmente troverete su blog e siti Italiani che, gira gira, ripetono le stesse cose trite e ritrite.

Per cominciare parliamo un po’ dei Celti . Alla mente ci appaiono subito i Druidi e i fumetti di Asterix e Obelix. Circa duemila anni fa questi popoli abitavano in territori sconfinati, che si estendevano dalla Francia, all’ Irlanda, alla Scozia, fino all’ Inghilterra e al Galles. Si trattava di popolazioni dedite alla pastorizia e all’ agricoltura, i cui cicli vitali erano scanditi da quelli delle semine e dei raccolti. Il territorio aveva climi rigidi con inverni molto anticipati rispetto a quelli Europei e un crepuscolo costante, che da ottobre perdurava fino ad aprile inoltrato. Tutto era compreso in una ” ruota della vita “, che altri non era che un calendario agricolo che in epoca Medievale sarebbe diventata la Ruota dello Zodiaco, con i mesi al posto delle lunazioni, le stagioni per solstizi ed equinozi e le varie attività raggruppate nelle Case. Esistevano solo due grandi stagioni, l’ inverno e l’ estate, caratterizzate dalla presenza o meno di luce solare. La Festa di cui parliamo si chiamava ” Trinox Samhain ” , che viene dal Gaelico ” Sam huin “, cioè ” Fine dell’ estate “. I Celti poi chiamarono così il mese di novembre, ad essere ancora più precisi.
In pratica ove per noi oggi il Capodanno si festeggia la notte del 31 dicembre loro lo festeggiavano il 31 ottobre, a conclusione di tutta una serie di festeggiamenti a dir poco orgiastici che servivano ad esorcizzare l’ atavica paura della morte di ogni popolo antico.
Dopodichè la vita chiudeva i battenti; il popolo si preparava ad un lungo periodo di inattività chiuso in casa, dove si rintanava per il freddo e l’ impossibilità di misurarsi con l’ inverno. Per tutto il mese di ottobre tutti si erano impegnati ad accumulare enormi quantità di legna e di provviste che avrebbero permesso loro di sopravvivere all’ inverno. Con tutto ciò il futuro rimaneva un ‘ incognita, e non restava altro da fare che ingraziarsi gli Dei e gli Avi al fine di tornare alla vita sei mesi più tardi.
Essendo la morte una presenza costante nella loro vita, i Celti riservavano ai propri defunti cure maniacali, convinti che le persone che li avevano amati sicuramente le avrebbero protette anche dall’ altra parte. Le cure più importanti erano riservate alla testa dei morti che, in base alla religione Celtica,

è l’anima, centro delle emozioni così come di vita in sè, un simbolo delle divinità e delle alimentazioni dell’aldilà.” Paul Jacobsthal, Arte Celtica Iniziale.
Quindi quando moriva una persona cara, unto e curato il corpo che veniva poi seppellito, gli veniva staccata la testa che i parenti più stretti tenevano con se’ fino alla consumazione definitiva e passandosela di generazione in generazione. Queste teste, adorne di monili e balsami atti a conservarle il più possibile, venivano infine inserite in un ortaggio oggi sconosciuto in Europa , che si chiamava ” rottabaggar , erroneamente confuso con la moderna rapa. Si trattava di un ibrido in grado di raggiungere senza sforzo i 100 kg e dalle innumerevoli proprietà terapeutiche, non ultime quelle di ” mummificare ” ciò che di organico vi era riposto all’ interno e che quindi non andava in putrefazione. Inoltre mano a mano che cresceva di dimensioni questo ortaggio si svuotava, permettendo quindi il facile inserimento della testa. Chiaramente il tempo gli procurava dei segni di usura, buchi ed erosioni da cui, gradualmente , era facile intravvedere parte della testa in essa conservata, ormai divenuta teschio.

rottabaggar intagliata

Una tipica rottabaggar intagliata, risalente al 1500 c.sa

Ora, nella notte di Samhain che concludeva i festeggiamenti in onore degli Dei e soprattutto degli Inferi, era tradizione che ogni tribù accendesse dei falò, che rappresentavano ” Il fuoco della nuova vita “. Intorno ad essi le famiglie deponevano le teste degli antenati ,per l’ occasione tirate fuori dalle rottabaggar, al fine di fare da scudo contro le forze del male e proteggerli dalla morte.
In tal senso la notte di Samhain era la notte dei defunti di cui tuttavia, essendo parenti, non si doveva temere perchè ” si erano ormai santificati nella luce dell’ Al Di Là. ” Quando secoli dopo arrivò il Cristianesimo fu quindi facile attingere a questa credenza popolare per trasformare la festa nella celebrazione di ” Tutti i Santi “.
Certo, i cerchi di teschi nelle cui orbite pareva riflettersi il fuoco dell’ Inferno attorniati da gente eccitata che beveva, mangiava, ballava e si gettava in amplessi sfrenati doveva essere uno spettacolo un po’ inquietante, e possiamo anche capire perchè, tempo dopo, questa festa fu associata ai sabbath delle streghe. Tuttavia per i Celti questo connubio vita – morte rappresentava la chiave per l’ immortalità, la sconfitta totale della Morte e della Forze del Male e l’ unica difesa nei confronti delle incertezze del futuro.
Il rapporto coi trapassati era una realtà quotidiana e fin da piccolo l’ individuo era stimolato a misurarsi con essa. I bambini vegliavano i malati agonizzanti, assistevano al taglio delle loro teste e sapevano che quello che conservavano nella loro rottabaggar erano ancora la madre, il padre, il fratello, i nonni che li avevano amati in vita e che avrebbero continuato a farlo anche da morti.
Nella notte di Samhain si anelava al ricongiungimento con essi, si sperava di rivederli almeno una volta, di ottenere da loro ancora una parola. Per questo , spenti i falò, le teste mozzate venivano appese davanti all’ uscio di casa e illuminate da una torcia affinchè il morto, se era in grado di risorgere, sapesse dove dirigersi.
E per rifocillarlo dalla nostalgia della vita veniva imbandita una grande mensa ricca di frutti di stagione, legumi e cereali, insieme ad una torta fatta di riso sciolto nel latte, simbolo di immortalità, chiamata ” Torta dell’ Anima “.
La famiglia intera vegliava intorno al fuoco, in attesa del defunto, raccontandosi storie e bevendo sidro. Infine, se egli non appariva, si andava tutti a letto alle luci dell’ alba , dopo aver salutato affettuosamente la testa che veniva infine riposta nel suo dolce giaciglio.

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Il culto Celtico delle teste mozzate era ravvisabile anche nell’ Arte. Spesso sculture raffiguranti teste dei nemici mozzate adornavano le tombe dei guerrieri, per aumentarne la gloria nell’ Al Di Là. IN foto una scultura databile intorno al basso Medioevo.

Chiaramente i Celti non erano immuni da paure. Oltre agli spiriti
” buoni ” ce n’ erano molti altri che erano dannati e anelavano a trascinare i vivi nell’ INferno. Ciò poteva accadere in ogni momento dell’ anno ma la notte di Samhain era facile che qualcuno, più forte degli altri, potesse penetrare nella dimensione terrena e prendere possesso di qualche corpo. Si cercava quindi ” di addolcire ” il dannato preparando appositamente per lui dei dolci impastati di farina di legumi e succo di more o di mirtillo.
Si chiamavano ” Dolci del sangue ” ed erano poco più grandi dei moderni cupcake. Essi venivano sparsi già fuori della porta di casa e poi, a guisa dei sassolini di Hansel e Gretel, disseminati fino a condurre il morto ai teschi dei propri defunti, il che avrebbe impedito al dannato di proseguire oltre.
In pratica il famoso ” dolcetto o scherzetto ” viene da lì. Quando leggete che l’ usanza nasce in epoca Medievale e si rifà ai Monaci Cristiani che alla vigilia di Ognissanti ” ricattavano ” i fedeli imponendo loro una tassazione e minacciando scomuniche, sappiate che si tratta di una bufala.
Per spaventare gli spiriti cattivi i Celti facevano anche sacrifici animali, del cui sangue si cospargevano indossando maschere che rappresentavano animali dominanti ( orsi, lupi ) e girando per i boschi in preda ad un’ euforia sicuramente ” alcoolica ” facendosi luce con lanterne o fiaccole. Alcuni dicono che la trama della leggenda di Jack ‘o Lantern viene da lì, ma sbagliano e poi vedremo il perchè.
Ciò che non doveva MAI mancare per i Celti alla festa di Samhain era la mela rossa, che per i popoli antichi rivestiva una grande importanza. ( E questo dalla notte dei tempi : ricordate la Bibbia e la mela di Adamo ed Eva ? )
Questo falso frutto era simbolo dell’ Altro Mondo, dispensatrice di immortalità e conoscenza. Il suo colore rosso ricordava il sangue e la luce del sole al tramonto, la forma sferica il cuore umano e, se la si tagliava orizzontalmente, presentava il classica ” pentacolo “, cioè la stella a cinnque punte simbolo del dominio dell’ uomo sul Bene e sul Male. Era un frutto tabù per tutto l’ anno e se ne poteva abusare solo a Samhain, per cibarsi di luce e di vita. L’ usanza della mela rossa candita è perdurata per secoli, anche dopo che tutti gli altri simbolismi sono cambiati. Oggi è in disuso ed è un vero peccato perchè la mela, a parte i fatti celebrativi, è davvero un frutto terapeutico, con proprietà salutari quasi magiche.

amuleto-mela

Ecco il famoso pentacolo naturale della mela. Da sempre simbolo del dominio sul bene e sul male questa particolarità ha contribuito a mitizzare la figura della mela nei secoli.

Comunque sia ricordate tutti questi simbolismi ( il periodo, la testa tagliata, il culto dei morti , la ruttabagger e la mela ) perchè li ritroveremo in una delle leggende più famose della tradizione ” moderna ” della festa di Samhain: quella di Jack con la lanterna, da cui poi si è originata durante la metamorfosi
in Halloween la zucca a forma di testone umano.
I Celti furono poi invasi ( colonizzati ) dai Romani che, come facevano spesso, attinsero dalle tradizioni locali permettendo che i popoli conquistati, dopo aver giurato eterna fedeltà all’ invasore, continuassero indisturbati a festeggiare cosa gli pareva. IN realtà il culto di Shamain gli piacque molto, tanto è vero che alcuni studiosi sono convinti che il culto Romano di Pomona e poi di Cerere prendessero spunto dalla festa Celtica. IN realtà si tratta sempre di celebrazioni legate al ciclo della natura, tuttavia la caratteristica dominante della Festa di Shamain, cioè il rapporto intimo con la morte , non è ravvisabile in nessuna delle Feste Romane, in cui l’ elemento dominante era più che altro la Vita terrena e il suo godimento.
IN seguito I Celti abbracciarono pacificamente la Religione Cristiana che, soprattutto in Irlanda, attecchì favorevolmente permettendo il proliferare di Chiese e Conventi in cui miti e tradizioni si fusero. Il Druido divenne Abate e la vecchissima Croce Celtica, già in uso presso questo popolo dal diecimila A. C. ,divenne senza sforzo quella di Gesù.. Le feste pagane cambiarono e il culto dei morti si trasformò, pur mantendo ancora usi e costumi antichissimi. Per ovvi motivi le teste degli Antenati gradualmente trovarono posto sotto terra e le feste a loro dedicate , pur mantendo schemi simili a quelli del passato, utilizzarono rottabaggar vuote sulle quali veniva intagliata una maschera funeraria rappresentante il morto. IN essa veniva poi posta una lanterna durante la notte di Shamain, a significare la luce eterna.
Il primo passo verso la trasformazione sa Shamain ad Halloween avviene nell’ 840 quando Papa Gregorio IV vi sovrappose quella cattolica di Ognissanti, a cui seguiva il tradizionale culto dei morti del 2 novembre. (Per essere più precisi la vera stabilizzazione della Festa il 1 novembre avvenne per opera di Papa Gregorio III e la celebrazione dei morti fu voluta da Odilone di Cluny nel 998.Tali festività si estesero nel tempo all’ intera Europa )
Fu stabilita quindi una separazione netta tra Santi e morti che per i primi tempi le popolazioni di origine Celtica interpretarono come ” buona ” e ” cattiva “. Il Santo era degno di essere onorato mentre per il morto comune si poteva solo pregare e sperare che rimanesse ben stabile nell’ Al Di Là, possibilmente in Paradiso. La celebrazione piena di vita e di godimento si intristì, divenendo a tutti gli effetti una tradizione spirituale: la spaccatura tra vita e morte fu definitiva, tanto più che la Chiesa Cattolica terrorizzava il popolo con discorsi di stregoneria e riferendo ogni attività ludica e gioiosa all’ opera del demonio. Quindi ogni festeggiamento in onore del morto era un’ azione definita e malefica di evocazione degli spiriti del male, perseguibile e condannabile. Il vitale culto di Shamain fu condannato e la notte tra 31 ottobre e 1 novembre fu per la prima volta vissuto con terrore, come con terrore doveva essere interpretato la visione dell’ anima di un morto, anche se si trattava di un amato parente.
Il crocifisso esposto prese il posto delle teste degli avi e piuttosto che evocare le anime delle persone amate se ne aborrì il ritorno.

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Tipica Croce Celtica.  La prima fu trovata in Francia e risale a10000 A.C. Sembra che il suo significato si riferisca all’ Albero della Vita, un ponte allegorico tra questa dimensione e l’ Altra.

 

Fu sicuramente un trauma per il popolo che , di nascosto, continuava a utilizzare i simulacri delle teste degli antenati con le rottabaggar intagliate…ma facendole gradualmente scendere di livello fino a farne diventare delle vere e proprie maschere orripilanti. Poco prima del primo esodo Irlandese e Gallese in America il rito delle maschere era passato ai bambini che, essendo innocenti, indossandole avrebbero tenuto lontani gli spiriti cattivi senza peraltro incorrere nelle ire della Chiesa.
Quando poi a metà del 1800 una tremenda carestia spinse metà della popolazione Irlandese e Gallese a emigrare in America tali tradizioni vennero mantenute, con la variante della zucca al posto della rottabaggar che in America mancava.
Fu il retaggio Vittoriano dominante ad impradonirsi della Festa: all’ epoca i nobili, anche a scopo umanitario, erano soliti organizzare Feste e Celebrazioni, il che permetteva loro di mantenere una certa popolarità e nel contempo un valido potere . La tradizione Irlandese piacque ma perchè servisse all’ uopo era necessario de-Cristianizzarla e de- Celtizzarla, imponendo ad essa un significato esclusivamente ludico e trionfante sulla morte. Entrò in gioco l’ arte culinaria a stabilizzare l’ evento, denominato ” All Hallow Eve ” un misto di Irlandese e Inglese antico dove per alcuni Hallows rappresenta i morti resuscitati per altri il termine deriva d ” to hollow ” ,scavare, in riferimento all’ uso della zucca scavata in cui viene riposta una candela. La Festa divenne veramente popolare solo nel 1911, quando un giornale di Kingston ( Ontario ) in un trafiletto parlò di ” bambini travestiti da fantasmi che giravano per la città “. Si diffusero anche delle cartoline di Halloween che erano davvero…mostruose, in quanto risultò che l’ inchiostro con cui erano stampate era tossico e infatti molti morirono, prima che le cartoline venissero ritirate dal commercio. La maledizione di Halloween sembrava farsi strada tra il pubblico.

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Ecco una delle cards incriminate. Ne esistevano 200 tipi diversi, ognuna ben colorata con..inchiostro tossico!

 

Ma la tradizione andò avanti.
Nacquero le prime canzoncine per bambini che divennero di uso comune nelle scuole e infine negli anni ’30 la Ben Cooper Inc. di New York sfornò i primi travestimenti fatti in serie, raffiguranti mostri e vampiri.
L’ industria alimentare si riempì di dolci sfornati solo per l’ occasione, che si richiamavano alla tradizione del culto dei morti ma concedendo ad essa un tocco di modernità: troviamo quindi i famosi biscotti e torte di zucca, ma anche il pane delle anime, le ossa di meringa, le arance stregate e i muffin mostruosi a forma di pipistrello.
Una delizia che non può mancare sono le candy corn, caramelle gommose tricolori che assomigliano a chicchi di mais, di cui gli Americani vanno pazzi. Inventate nel 1880 da George Renninger della Wunderle Candy Company di Philadelphia rappresentano oggi la colonna portante della festa, e sono proprio i ” dolcetti ” che i bambini raccattano la sera di Halloween porta a porta.
Oggi l’ antica Shamain è esclusivamente una festa consumistica, spesso occasione di scelleratezze e vandalismi. E’ uno dei pochi periodi dell’ anno in cui, chissà perchè, in America il forte consumo di alcool da parte degli adolescenti è tollerato. E visto il forte abuso, causa spesso di atti inconsulti e incidenti mortali, ogni anno Halloween torna ad essere una vera festa dei morti.

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Ecco una tipica maschera della Ben Cooper Inc. del 1933. Lupi mannari, zombie e vampiri erano il motivo dominante.

 

Ma veniamo alla parte più giotta della storia, e cioè la leggenda di Jack della lanterna, il mostro ” più mostruoso ” della tradizione che ancora oggi fa paura ai bambini.
Se leggete in giro vi dovete sorbire la melensa storiella, sempre uguale, che non fa onore a nessuno. Ve la riassumo in breve.

” In tempi antichi viveva in Irlanda un tale Jack, che faceva il fabbro, e che era una persona cattiva e violenta. Inoltre era avaro e attaccato al denaro, tanto è vero che spesso la gente lo chiamava Jack Stiggy. Era attaccabrighe e alcoolizzato e si macchiava di ogni sorta di nefandezze. La sua fama si diffuse tanto che arrivò anche alle orecchie del diavolo, il quale decise di andare a conoscere e a ghermire un’ anima tanto degna dell’ inferno.
L’ incontro con Jack avvenne di notte, mentre il fabbro in preda ai fumi dell’ alcool tornava a casa da solo. Il diavolo gli apparve e Jack capì che era venuto a prenderselo; ma essendo furbo convinse il diavolo a concedergli di farsi un’ ultima bevuta, per festeggiare come si doveva l’ addio alla vita. Il diavolo acconsentì e insieme andarono a sbevazzare tutta la notte fin quando, arrivato il momento di pagare il conto, il fabbro disse che non aveva moneta e pregò il diavolo di risolvergli l’ impiccio. Il diavolo , ingannato, si trasformò in una moneta d’oro che subito Jack mise in tasca, dove riponeva il Crocifisso. Allora il diavolo, sentendosi prigioniero, cominciò a urlare a Jack di liberarlo e questi alla fine acconsentì, a patto che il diavolo facesse il patto con lui di lasciarlo in pace per almeno dieci anni.
Il demonio fu costretto quindi a ritornare all’ inferno a mani vuote, ma allo scadere del decimo anno tornò, reclamando nuovamente l’ anima dannata di Jack. Questa volta il diavolo non volle accompagnarlo a farsi nessuna bevuta e quindi entrambi si incamminarono per i campi deserti prendendo la strada per l’ inferno. A un certo punto Jack vide un albero di mele e pregò il diavolo di raccoglierne una, poichè era stanco e desiderava tanto mangiarne una. Ancora una volta il diavolo lo accontentò e si arrampicò sull’ albero: ma mentre era in cima Jack svelto intagliò sulla corteccia del melo una croce e il diavolo fu di nuovo prigioniero. Ancora una volta tra i due si stabilì un patto, e Kack sarebbe stato lasciato in pace per altri dieci anni.
Tuttavia l’ anno dopo il fabbro morì e chiaramente cercò di forzare le porte del Paradiso, senza riuscirci. Non gli rimase quindi che andare a bussare all’ Inferno ma anche qui, per via del patto, il diavolo non volle farlo entrare, condannandolo a vagare ramingo per l’ eternità. Jack si mise a piangere e singhiozzando pregò il diavolo di fornirgli almeno una luce, per pter almeno vedere dove metteva i piedi nel buio totale che lo avrebbe circondato. Il diavolo allora gli tirò un tizzone ardente e Jack lo mise in una rapa, a mò di lanterna. Così quell’ animaccia dannata fu costretta a vagare tra la terra e gli inferi per l’ eternità, cercando in qualche modo di impossessarsi del corpo di un essere umano e ritornare in vita.
E ci prova soprattutto nella notte di Halloween, l’ unico momento in cui sulla terra sembra aprirsi un passaggio sulla dimensione ultraterrena. Per difendersi da lui gli uomini presero l’ abitudine di intagliare delle zucche a forma umana e di metterle accanto alla finestra illuminate da una candela, come guardiani della notte fulgidi di quella luce che a Jack mancherà per sempre, nel suo buio peregrinare. ”

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Nell’ iconografia Americana classica O’ Lantern Jack è la zucca illuminata dall’ aspetto mostruosamente antropomorfo.

Senza saperlo la favoletta fa riferimento a molti simbolismi esoterici della tradizione Celtica che, tuttavia, risultano vuoti e privi di contenuto. A parte la figura un pò  coglionella  del demonio ci sono tante di quelle incongruenze che la storia proprio non fila.
Ma siccome in ogni leggenda c’è un fondo di verità ecco la vera storia di  O’ Lantern Jack con tutti i suoi simbolismi ricchi di significato.

La storia inizia molto probabilmente nell’ entroterra Irlandese intorno all’ anno mille, quando il rapporto col Cristianesimo era già stabilizzato, visti i continui richiami al diavolo e alla morale cattolica.
Il tizio in questione che la leggenda passa come Jack della Lanterna ( O’ Lantern Jack ) , cioè l’ anima dannata che con una lanterna si fa luce nel buio della morte. Ma è molto probabile che Lantern fosse il cognome di famiglia: tutti i nomi maschili Irlandesi e Scozzesi cominciavano con questa O’, che indicava ” figlio di ” oppure ” nipote di..”. Se questa lanterna c’era apparteneva quindi alla casata di origine.
Che fosse un fabbro è verosimile. Si trattava di un lavoro molto diffuso in comunità agricole e probabilmente lo si passava, come da tradizione, di padre in figlio. Ma era anche un brutto ceffo, tale da meritarsi l’ inferno? Sicuramente si. D’ altra parte la vita era molto difficile e il mestiere del fabbro particolarmente duro. E poi l’ anima Iralndese e Scozzese era particolarmente coriacea, avvezza all’ alcool, allla violenza e alle donne. Certo, il nostro Jack si era spinto oltre, arrivando ad essere inviso da tutti. La leggenda ce lo passa come ” campione di ogni vizio “, e probabilmente ce li aveva tutti. Su oscuri siti ho letto di lui che ” era un gran bevitore, giocatore d’ azzardo e lungo di mani. Aveva ucciso per debiti di gioco anche due uomini , malmenava la moglie e violentava le figlie. Nessuno era mai al sicuro con lui. Oltre a ciò aveva il vizio della bestemmia e della calunnia, e utilizzava il denaro come strozzino, portando a morte certa più di una famiglia. ”
Insomma un brutto ceffo che era meglio evitare. Ebbene dopo una sera di bagordi all’ osteria il nostro Jack si sente male e viene portato, agonizzante e dichiaratamente in crisi etilica, a casa.
Qui va in delirio e, avendo la coscienza sporca, sente la minaccia del diavolo e vede le porte dell’ inferno spalancarsi per inghiottirlo.. In preda ad un improvviso pentimento davanti al prete che gli porge la croce da baciare fa voto solenne che, se riuscirà a salvarsi, cambierà vita, distribuendo tutte le sue ricchezze ai poveri.
La sua fibra forte lo salva ma, chiaramente, una volta guarito il buon Jack dimentica quello che ha promesso in un raptus della febbre; anzi, se si può, fa ancora peggio e colleziona una ulteriore serie di nemici. Nel frattempo, memore di ciò che ha visto nel delirio, comincia ad interessarsi alla magia nera e al satanismo.
Sa che la Chiesa non perdona gli stregoni ma lui non teme nulla.
Si addentra nelle implorazioni a Lucifero e fa sacrifici di animali.
Nel frattempo , dati gli stravizi, la salute peggiora. Dopo dieci anni è in piena cirrosi epatica ed ecco che una notte va nuovamente in crisi. Questa volta il prete, testimone del voto solenne ormai infranto, non arriva al suo capezzale e Jack non può sperare nella salvezza Divina. Ciò che gli rimane è la competenza erboristica e magica accumulata, e la usa. Sopravvive e, come sua abitudine, fa il gradasso, si sente onnipotente e si vanta davanti alla gente di saperne una più del diavolo. Quando si paragona a Dio qualcuno non ce la fa più. La gente ha paura, lo teme. Lui per risposta gongola. La conclusione è inevitabile: una notte gli viene teso un agguato e qualcuno lo uccide. Per evitare che la sua anima dannata torni ad angustiare i vivi gli viene tagliata la testa e gettata in un fiume. IN questo modo Jack è costretto, secondo la tradizione popolare, a vagare senza meta da una dimensione all’ altra.

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UNa rappresentazione ottocentesca di O’ Lantern Jack, qui indicato come Stingy Jack. Tradotto erroneamente come Jack l’ Avaro in realtà si tratta del Miserabile Jack, poichè fa fede il Gaelico Miser e non il tardo Inglese Stingy. Qui Jack porta un tizzone ardente in una rapa antropomorfa che diventa, a suo modo, una lanterna.

Il problema sembra risolto ma, si sa, la coscienza rimorde. I suoi assassini non hanno pace perchè sanno di aver fatto qualcosa di tremendo che li porterà a sua volta alla dannazione, e a un certo punto danno i numeri. Asseriscono di aver visto il fantasma di Jack aggirarsi per la brughiera alla ricerca della sua testa; altri dicono che il suo fantasma brilla come una lanterna nella notte e che al posto della testa risplenda un’ immagine di teschio. Per difendersi da lui gli abitanti del luogo escogitano il sistema delle ruttabaggar intagliate e illuminate a difesa delle abitazioni.
Le ossessioni dilagano a macchia d’ olio e la vicenda di Jack diventa leggenda. Con le debite varianti arriva fino ai giorni nostri, inconsapevolmente conservando i simboli esoterici della tradizione alchemica.
IL voto solenne diventa la trasmutazione del diavolo in moneta.
La comprensione erboristica e magica è la mela raccolta dal demonio.
La testa mozzata ci spiega la sua natura da fantasma.
Le minuscoli luci che accompagnano le sue apparizioni lo appellano Jack Lanterna.
Le rottabaggar intagliate diventano zucche e infine maschere
pseudo-funerarie che i bambini indossano la sera di Ognissanti..
E per finire il ” dolcetto o scherzetto ” è la mensa imbandita a suffragio del defunto che, se non saziato, per vendicarsi prende possesso di un corpo umano.
Riuscirà mai a reincarnarsi, il nostro Jack?
Io direi che, senza scomodare la leggenda, lo ha fatto già innumerevoli volte. E poi – come si dice- basta crederci!

 

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Buon Halloween!

E se ti va vieni a trovarmi sul mio mostruoso sito! Clicca sulla foto e…ENTRA!

 

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